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Cultura

Torino capitale del libro: ora il Salone, domani (forse) un museo

Davide Mazzocco

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I festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità, la riapertura dei Musei dell’Automobile e del Risorgimento, le mostre-evento alle Ogr e alla Reggia di Venaria, la Biennale Democrazia e ora un Salone del Libro da record. La primavera torinese assume, settimana dopo settimana, i connotati di una vera e propria sfida alla tendenza dominante: quella di tagliare i finanziamenti alla cultura. Con l’appoggio determinante delle istituzioni locali, della Compagnia di San Paolo e della Fondazione Crt, il Salone Internazionale del Libro non solo prosegue la sua storia, ormai giunta a un passo dal traguardo del quarto di secolo, ma rilancia investendo nella lettura e nei libri. Alle pagine che raccolgono la nostra “memoria” è affidato il compito di custodire il “seme del futuro”, come ricorda il tema dell’edizione 2011 ben simboleggiato da un soffione che disperde i propri semi nel vento.

Anche le polemiche sui costi della mostra l’Italia dei Libri sono state prontamente metabolizzate e trasformate in proposta: “La critica mossaci per la sproporzione fra lo sforzo organizzativo e la brevità dell’esposizione era sensata. Noi abbiamo pensato che la risposta non dovesse essere quella di non fare la mostra ma, piuttosto, di renderla itinerante – ha spiegato il curatore Gian Arturo Ferrari -. Inoltre il nostro paese non dispone di un museo nazionale del libro e credo che Torino possa essere la sede ideale se mai si dovesse pensare a un progetto del genere. Se Milano è l’epicentro dell’editoria, questa città è sicuramente quella in cui il libro e la letteratura vengono meglio recepiti dalla collettività”. Un museo del libro? Il presidente provinciale Antonio Saitta non dice di no, anzi. Fiorenzo Alfieri, a pochi giorni dalla scadenza del suo secondo mandato di Assessore alla Cultura della Città di Torino, gongola: “Il 17 marzo, la Biennale Democrazia e questo Salone del Libro, ovunque vada, di questi tempi, mi sento ripetere che certe cose si riescono a fare solo a Torino. Io credo che oltre all’incontro fra attività economica e cultura, buona parte di questa spinta venga anche da un orgoglioso senso di appartenenza alla città, alla regione e all’Italia”. Orgoglio sabaudo a parte, il presidente Rolando Picchioni in chiusura del suo intervento apre a Milano, evocando possibili sinergie con l’Expo 2015. D’altronde l’edizione 2011 rappresenta un ulteriore salto di qualità con numeri davvero vertiginosi: 1500 espositori (123 nuovi), quattro padiglioni più l’Oval per un totale di 65mila mq (20mila più dello scorso anno), 27 sale per incontri e presentazioni, centinaia di ospiti. Russia, Palestina, Grecia, Perù e Romania sono presenti con case editrici e istituzioni. Ben sedici le regioni italiane che esporranno le loro proposte turistiche e culturali con un loro stand. “Il nostro è gigantismo? – si chiede il direttore editoriale Ernesto Ferrero – Se c’è una bulimia è, comunque, una fame di cose buone”. D’altronde i 300mila visitatori dello scorso anno dimostrano quale sia l’entità della risposta del pubblico a un evento che non ha eguali in campo nazionale.

Si apre giovedì 12 maggio alla presenza del Ministro per i Beni e le Attività Culturali Giancarlo Galan, poi, sei giorni di incontri, conferenze, dibattiti, iniziative che Quotidiano Piemontese illustrerà dettagliatamente nei prossimi giorni.

 

 

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