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Piemonte

I numeri e la realtà: l’esaltazione degli stage nell’ultimo rapporto Almalaurea

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I neodottori torinesi sono più giovani, più regolari negli studi e con maggiore esperienze di stage. Se non fosse per quest’ultimo dato, i numeri dell’ultimo rapporto di Almalaurea sull’università italiana sarebbero da leggere con il sorriso sulle labbra. Purtroppo basterà farsi un giro qui, o chiedere a tutti quei giovani che – pre o post laurea – affollano le fotocopiatrici d’Italia per rendersi conto di come la realtà degli stage nel Belpaese (e anche sotto la Mole) sia desolante. Intanto però i numeri parlano di un ateneo torinese in crescita rispetto al periodo preriforma (3+2) e con medie migliori rispetto al dato nazionale in molti campi.

I NUMERI. L’indagine ha coinvolto oltre 190mila laureati del 2010 dei 56 Atenei aderenti da almeno un anno al consorzio interuniversitario. I laureati dell’Università di Torino sono 11.182: tra questi, 6.611 laureati di primo livello, 3.110 nei percorsi specialistici biennali. Secondo gli analisti emergerebbero “performance negli studi consolidate rispetto al 2009, migliori di quanto non avveniva prima della riforma soprattutto per quanto riguarda l’età, la regolarità e le esperienze di stage”.

L’età media alla laurea nel complesso dei laureati di Torino del 2010 è di 26,3 anni contro i 27,5 anni del 2004. Il valore inoltre è influenzato, in negativo, dalla consistenza dei laureati di Torino che si sono immatricolati con due o più anni di ritardo rispetto all’età canonica dei 19 anni: nel 2010 sono stati il 20% nel complesso; con una punta del 26% per i laureati specialistici. Nel passaggio dal vecchio al nuovo ordinamento, gli effetti positivi sulla regolarità negli studi sono – secondo Almalaurea – “evidenti”: i laureati di Torino in corso nel 2004 erano appena il 12% contro il 45% del complesso dei laureati del 2010. Con la riforma crescono notevolmente anche le esperienze di tirocinio e stage che coinvolgevano il 19% dei laureati di Torino del 2004 contro il 55% dei laureati 2010.

DOPO GLI STUDI, GLI STUDI. La tendenza al proseguimento degli studi, che riguardava già il 50% dei laureati pre-riforma di Torino del 2004, sale ulteriormente: 54 laureati su cento di Torino intendono formarsi ulteriormente dopo aver conseguito il titolo; la percentuale si dilata in modo particolare, raggiungendo il 70%, fra i laureati di primo livello del 2010. Dati, questi, che potrebbero anche essere letti come molto negativi: non sfuggirà infatti agli analisti di Almalaurea come la tendenza a proseguire derivi spesso da un inadeguato mercato del lavoro e dallo scarso collegamento tra aziende e università. Per non parlare dell’assoluta inutilità (ai fini di curriculum) di molte lauree triennali.

Molto elevata risulta anche la quota di chi compie esperienze di studio all’estero (17%); un valore prossimo a quello indicato dai ministri europei per il 2020, quasi il doppio della media nazionale del 10,5% (e questo è forse il dato che più consola). L’esperienza universitaria compiuta con la laurea specialistica risulta inoltre “apprezzata”, tanto che 73 laureati “torinesi” su cento la ripeterebbero.

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