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Leishmaniosi: Asti fa scuola ai laureandi della facoltà di veterinaria di Grugliasco

Redazione Quotidiano Piemontese

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Asl astigiana e università di Torino insieme contro la leishmaniosi. Una collaborazione tecnica e scientifica avanzata che, la scorsa settimana, è servita anche da esperienza formativa per un gruppo di studentesse della facoltà di veterinaria di Grugliasco, nel torinese. Da una mappatura dei casi di leishmaniosi canina nella provincia astigiana è risultato che, negli ultimi 10 anni, l’incidenza della patologia è in forte crescita negli animali, con oltre 300 casi notificati ufficialmente e 11 i contagi a persone accertati nella zona, tutti diagnosticati e risolti positivamente.

Le giovani laureande hanno trascorso una giornata nell’astigiano, seguendo un percorso di teoria, nella sede Asl in via Conte Verde, e uno di pratica sul campo a Rocchetta Tanaro.

A guidarle Gianstefano Filippone ed Ettore Ghiggi, rispettivamente direttore e veterinario del servizio veterinario area A, Ezio Ferroglio e Daniele De Meneghi, professori della facoltà di veterinaria, e Alberto Biglino, primario del reparto a direzione universitaria di malattie infettive all’ospedale di Asti Cardinal Massaia.

“Il progetto di ricerca e prevenzione della leishmaniosi – spiega Filippone – è stato attivato ad Asti nel 2002 e rappresenta attualmente, su questo tema, uno dei pochi esempi su scala nazionale di lavoro d’équipe tra veterinari, tecnici, docenti e ricercatori universitari”.

La leishmaniosi è una malattia parassitaria trasmessa dalla puntura di un piccolo insetto, il flebotomo o pappatacio: il cane è il “serbatoio” della malattia che, occasionalmente, può colpire l’uomo con effetti anche gravi, se non diagnosticata e curata tempestivamente. Nelle persone i sintomi principali sono febbre, perdita di peso e stanchezza profonda, mentre negli animali si possono riscontrare rarefazione del pelo (in particolare sulla testa), perdita di sangue dal naso, calo ponderale, crescita eccessiva delle unghie e la cosiddetta espressione da “cane vecchio”.

Tradizionalmente presente in climi più caldi, come nel sud Italia e lungo la costa tirrenica, la leishmaniosi, da circa quindici anni, si è manifestata con focolai anche al nord. “Il modo più efficace per evitare che si sviluppino – spiega Ferroglio alle studentesse – è aver cura dei propri cani, sottoponendoli a controlli annuali e proteggendoli con trattamenti antiparassitari specifici nel periodo da maggio a settembre. La prevenzione passa attraverso la corretta informazione e sensibilizzazione dei proprietari”.

“La maggior parte delle persone sane – rassicura Biglino – anche se infettate dal parassita non sviluppano la malattia. Inoltre, le terapie disponibili sono di breve durata e molto efficaci. Tuttavia, trattandosi di una patologia dal quadro clinico ‘ingannatore’, raccomandiamo ad alcune categorie di persone di prestare una particolare attenzione: pazienti immunodepressi, positivi al virus dell’Hiv, trapiantati o in chemioterapia”.

 

Nella foto: gruppo di studentesse con personale dell’Asl Asti e i docenti dell’università di Torino

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