Seguici su

Ambiente

Grande gioia fra i promotori dei referendum: “Questo voto cambia tutto”

Davide Mazzocco

Pubblicato

il

Il quorum c’è. Ed è questa la vittoria più importante per chi da mesi si è battuto per arrivare a questo risultato. L’ultima volta che si era votato per un referendum (due anni fa, il 21 giugno 2009) l’affluenza era stata del 23,7% ma, allora, il quesito si riferiva all’elezione della Camera dei Deputati, aveva uno scarso appeal popolare e, certo, la mobilitazione era stata infinitesimale rispetto a quella di queste ultime settimane. I quattro quesiti su acqua pubblica, nucleare e legittimo impedimento, invece, hanno risvegliato in tutto il Paese la stessa voglia di partecipazione popolare che un mese e due settimane fa aveva portato ai sorprendenti risultati delle amministrative. Un tam tam che ha avuto in Internet e nell’informazione on line un’importante cassa di risonanza.

Mariangela Rosolen è l’anima del Comitato Acqua Pubblica Torino che l’8 febbraio 2010 aveva già ottenuto la modifica di alcune norme dello Statuto cittadino atte ad assicurare “il diritto universale all’acqua potabile attraverso la garanzia dell’accesso individuale e collettivo dei cittadini alla risorsa”. Già nelle prime ore dopo il successo dell’anno scorso – seguito, quattro mesi dopo, da un’analoga modifica a livello provinciale – era chiaro che il fronte del Comitato Acqua Pubblica Torino si sarebbe spostato sull’orizzonte nazionale e così è stato: “Ci siamo! – esulta Rosolen – Sul Nord eravamo abbastanza tranquilli perché negli ultimi giorni di volantinaggio la gente ci diceva che sarebbe andata a votare e avrebbe messo la croce sul sì. Quello che ci fa veramente piacere è che il dato sia stato uniforme in tutta Italia”. Negli ultimi giorni il Comitato Acqua Pubblica Torino ha addirittura riscritto l’Inno di Mameli, cantando sulle note di Novaro, “fratelli d’Italia/che l’acqua ci unisca/è un bene comune/nessun s’arricchisca”.

“Da quando, nel 2002, è stato costituito a Firenze il Forum italiano dei movimenti per l’acqua – continua Rosolen – sono passati quasi dieci anni. Abbiamo ottenuto la modifica dello statuto del Comune della Provincia di Torino in modo da garantire l’acqua a tutti, ma non ci siamo fermati e abbiamo lottato, in compagnia e in allegria, per arrivare a questo giorno. Siamo soddisfatti per il risultato ma, soprattutto, per come è arrivato: questo successo dimostra la forza dei movimenti di base e della democrazia diretta”. Ma, come è già accaduto in precedenza, il Comitato Acqua Pubblica Torino non riposerà sugli allori: “Da oggi niente sarà più come prima. Con questo straordinario voto, per la prima volta dopo due decenni, il popolo italiano ha sonoramente sconfitto le politiche liberiste e l’idea che l’intera vita delle persone debba essere assoggettata al mercato. Le donne e gli uomini di questo Paese hanno detto con meravigliosa chiarezza che un altro mondo è possibile, che la gestione dell’acqua dev’essere ripubblicizzata, che i beni comuni devono essere difesi, che un’altra democrazia è necessaria. Questo limpido voto dice anche quali dovranno essere i prossimi passi. L’abrogazione del famigerato decreto Ronchi richiede una nuova normativa. Dal 2007 è depositata in parlamento una legge d’iniziativa popolare, promossa dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua con oltre 400.000 firme: dev’essere immediatamente portata alla discussione ampia e partecipativa delle istituzioni e della società”. Da domani, quindi, si tornerà al lavoro. Ma stasera si festeggerà il trionfo dei Sì: dalle 20 in poi, in Piazza San Carlo, sventoleranno le bandiere dei comitati referendari.

Clima euforico anche nella sede torinese dell’Italia de Valori, il partito che ha promosso i referendum relativi a nucleare e legittimo impedimento: “Quando abbiamo raccolto le firme per arrivare al referendum ci avevamo visto bene – spiega Luigi Cursio, segretario regionale di Idv -. Nonostante le statistiche e il fallimento di tutti i referendum degli ultimi quindici anni, i quesiti presentati questa volta hanno confermato quanto ci avevano già detto le elezioni amministrative nell’ultimo mese: nel nostro Paese si è chiuso un ciclo”. Il segretario regionale dell’Idv sottolinea, anche, l’estrema omogeneità delle percentuali nei quattro quesiti “che dimostra come coloro che sono andati a votare abbiano avuto una spiccata propensione per il Sì”.

La vittoria non è un traguardo ma un punto di partenza: “La dichiarazione di Berlusconi di questa mattina e il risultato del referendum dimostrano come gli italiani abbiano scelto con decisione di dire di no al nucleare. Da domani, dunque, bisognerà iniziare a lavorare allo sviluppo delle energie alternative. Fino a quattro anni fa il Piemonte era piuttosto indietro per quanto riguarda lo sviluppo delle energie alternative ma si è dato da fare e ora è una delle regioni all’avanguardia. Se ci saranno l’impegno e la volontà di compiere una riconversione a favore delle energie rinnovabili, la stessa cosa potrà avvenire anche su scala nazionale”.

E il legittimo impedimento? “Ma in Italia – continua Cursio – il legittimo impedimento esisteva già: se c’è un’operazione chirurgica prevista nel giorno di un’udienza, quest’ultima slitta. Ma la legge che è stata abrogata, in realtà, voleva far passare per legittimo ciò che non lo è permettendo, con una legge iniqua, al Presidente del Consiglio e ai ministri di non presentarsi in aula. E anche a questo tentativo forzoso è stato detto di no”.

 

Iscrivi al canale Quotidiano Piemontese su WhatsApp, segui la nostra pagina Facebook e continua a leggere Quotidiano Piemontese