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Economia

La “media del pollo” di Bankitalia: i sindacati contestano le ultime statistiche sulla PA

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“Da li conti che se fanno / seconno le statistiche d’adesso / risurta che te tocca un pollo all’anno: / e, se nun entra nelle spese tue, / t’entra nella statistica lo stesso / perchè c’è n’è un antro che ne magna due”. Così poetava Trilussa, e così – secondo i sindacati – agisce Bankitalia per mezzo della prosaica Istat. Pomo della discordia i dati sulla retribuzione nella pubblica amministrazione, che secondo le tabelle allegate alla Relazione annuale di Palazzo Koch è cresciuta a un ritmo tre volte superiore rispetto a quella dei privati: una media di crescita del 22,4% tra il 2002 e il 2010, con grandi differenze all’interno dei comparti (industria +10,5%, commercio +6,8%). “La solita media del pollo” (di trilussiana memoria: “da li conti che se fanno seconno le statistiche d’adesso risurta che te tocca un pollo all’anno: e, se nun entra nelle spese tue, t’entra ne la statistica lo stesso perchè c’è un antro che ne magna due”), secondo i sindacati, che parlano al contrario di “stipendi da fame”.

“MENO LAVORO E MAGGIORE GUADAGNO”. Secondo le stime di Bankitalia i dipendenti pubblici lavorano 1.438 ore l’anno (settimana lavorativa di 36 ore) a fronte delle 1.704 medie dei privati: sono 266 ore in meno, un monte ore complessivo che equivale a 33 giorni l’anno. Per i dipendenti pubblici la situazione è comunque peggiorata con il congelamento delle retribuzioni fino al 2013 stabilito dalla manovra estiva tremontiana. Secono l’Aran (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni) il dato complessivo di crescita, pari al 22,4%, è la risultante di un aumento del 17% realizzato tra il 2002 ed il 2005 e del 5,4% tra il 2006 ed il 2010. Ancor più nel dettaglio il 2008 e il 2009 hanno fatto registrare una crescita in termini reali di appena 0,60%.

LE CONTESTAZIONI DEI SINDACATI. Numeri truccati, secondo i sindacati: “Non sono aumentate le retribuzioni – attacca la leader Cgil Camusso – forse sono cresciute le disparità, come è accaduto nel privato, dove certi posti di direzione guadagnano fino a 1500 volte quanto guadagna un lavoratore”. Secondo il sindacato il paragone è improprio per tre motivi: “I contratti pubblici contengono anche le retribuzioni delle forze armate (missioni all’estero) e dei dirigenti (120mila solo nella sanità) non conteggiati nel privato”; inoltre “non ci sono ad personam fuori busta che invece esistono nel privato”.

Duro anche il commento della Cisl Piemonte: “Dati fuorvianti e costruiti in modo distorto: mentre nel privato vengono calcolati solo gli stipendi degli operai – pur nelle loro diverse professionalità – nei dati forniti da Bankitalia vengono considerati tutti gli stipendi della pubblica amministrazione: dai generali dei corpi di armata, ai prefetti, all’alta dirigenza dei ministeri, ai primari ospedalieri, ai baroni universitari, ai magistrati, ai giudici e via di questo passo. Che cosa c’entrino questi stipendi, in media 180-200mila euro l’anno, con i nostri infermieri, impiegati amministrativi e cantonieri, che guadagnano invece 18-20mila euro l’anno?”.

Anche per il numero uno della Uil, Luigi Angeletti, i dati allegati alla Relazione annuale di Bankitalia “sono sostanzialmente falsi”, perché mettono insieme le retribuzioni dei dipendenti contrattualizzati insieme ai non contrattualizzati: “Le prime sono cresciute in linea con l’inflazione mentre quelle di magistrati e professori universitari sono cresciute del 40%”.

 

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