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Ambiente

Un fiume di bici invade le strade di Torino. Duemila ciclisti al Bike Pride in versione estiva. La fotogallery

Davide Mazzocco

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Gli organizzatori Fabio e Tullia hanno di che sorridere. Dopo la cancellazione del 5 giugno, il Bike Pride posticipato a questo pomeriggio si è rivelato un successo oltre ogni aspettativa. Duemila ciclisti al via, dai cicloamatori con la maglia della Kappa Marathon alle mamme con tre bambini seduti nel capiente portapacchi anteriore, dal virtuoso del monociclo ai patiti della ruota fissa. E poi gli hawaiani con tanto di gonnellino e corolle di fiori. C’è anche il consigliere comunale Roberto Tricarico con la maglietta verde del Bike Pride: “Sono sempre più convinto che nell’ambito di una riconversione a una mobilità più sostenibile la bicicletta abbia un ruolo cruciale. Nel programma del sindaco Fassino vi è il raddoppio della rete delle piste ciclabili che dovrebbero passare dagli attuali 170 km a 350 km”. Se Torino in Italia resta un faro, in ambito europeo l’Italia arranca nelle retrovie: “La cultura della ciclabilità – continua Tricarico – si promuove anche con la segnaletica e con una viabilità promiscua in cui autoveicoli e biciclette convivano serenamente. Senza dimenticare il bike sharing: a fine anno dovremo arrivare a 116 stazioni e gli abbonati sono 10mila”.

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Si parte. Il serpentone di ciclisti esce dal Valentino e imbocca corso Vittorio Emanuele II, poi corso Re Umberto, quindi corso Einaudi. Una pedalata per tutte le età, per tutti i gradi di preparazione e, soprattutto, per qualsiasi genere di veicolo mosso da pedali. E poi rumore: fischi, trombette, allarmi, campanelli, soprattutto campanelli. Si imbocca corso Duca degli Abruzzi, quindi via Cernaia. Alcuni passanti strabuzzano gli occhi? “Ma che succede?” si chiedono. Una massa critica? Di più, il Bike Pride che dilaga nel cuore di Torino e, una volta giunto in Piazza Castello, sfiora il Campionato mondiale di Tiro con l’arco. Quando? Proprio nel momento di una finale iridata. E mentre si sta per assegnare l’oro e i campioni sono tesi come le corde dei loro archi…. Driiiiiiin, driiiiiin,  ecco lo scampanellare del Bike Pride. In via Po una madama con marito gonfia le guance come due zampogne e dice “che barba!” al passaggio della fiumana pedalante che differirà di cinque minuti l’attraversamento della strada. Il marito cerca di farla ragionare, pare Raimondo con Sandra. Poi giù, in via Po, un’arteria dove nemmeno si pedala tanto la strada è in discesa. In piazza Vittorio Veneto c’è pure la musica della Bandakadabra, brass band fra klezmer e armonie balcaniche. E il resto lo lasciamo raccontare alle foto.

 

 

 

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