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Cultura

Da Onde ai “cinemi”, il meglio delle sezioni minori del Torino Film Festival

Davide Mazzocco

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217 titoli, 32 anteprime mondiali, 20 anteprime internazionali, 10 anteprime europee e 70 anteprime italiane selezionati su un bacino di 3700 film tutti visionati. Praticamente un titolo su venti ha passato l’esame degli esaminatori. Esistono in Italia festival più autorevoli sotto il profilo dello scouting? Crediamo di no e sono la storia e le cifre a dirlo. E poi… “i film li abbiamo visti tutti!” ha ricordato con orgoglio Emanuela Martini nella conferenza stampa di presentazione. Un caleidoscopio, insomma. Accanto alle sezioni che faranno senza dubbio il pieno di pubblico vi sono quelle di nicchia, quelle sperimentali e appassionate, avanguardiste e nostalgiche. Eccone quattro  per tutti i gusti da quella per i più colti fra i cinefili a quella più popolare e “di genere”. Cinema invisibile per il quale talvolta si può perdere la testa.

ONDE

Il Torino Film Festival ha nella sezione Onde l’ambito in cui coniugare formati, durate, tecnologie e linguaggi di un cinema che continua senza sosta a mettere alla prova le sue più svariate istanze espressive. In un programma dove trovano spazio personalità autorevoli di filmmaker che continuano a fare la storia della ricerca cinematografica (Jonas Mekas, James Benning, Naomi Kawase), anche quest’anno si muovono con sicurezza autori più giovani, che lavorano con rigore sulle tensioni espressive del loro cinema: oltre a Brandon Cahoon, Lior Shamriz e Antonie Barraud, che ritroviamo in Onde, ci sono anche i nomi già noti al panorama internazionale del taiwanese Hung-i Chen, del boliviano Martin Boulocq e della francese Claire Doyon, ai quali si affiancano personalità espressive giovani e giovanissime, che non mancheranno di farsi notare (dall’americana Melika Bass al giapponese Kentaro Kishi, passando per Andrew Kavanagh, Eva Pervolovici, John Skoog e Anu Valia). Nell’ambito di una selezione quest’anno propensa a dare un particolare rilievo alla produzione americana e asiatica, si impone poi il nome del francese Eugène Green, che sarà protagonista di un Omaggio integrale alla sua Opera. Autore ampio per rimandi culturali e profondo per il rapporto vitale che instaura tra i personaggi dei suoi film, i luoghi e la loro storia, Eugène Green sarà anche al centro di un incontro organizzato dal Torino Film Festival con la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Università degli Studi di Torino.

FIGLI E AMANTI

La nascita di una passione, il colpo di fulmine, la visione di un film che ha scatenato una vocazione, il debito che il cinema di oggi paga al cinema del passato e ai suoi maestri: a tutto questo è dedicata la sezione Figli e amanti, alla scoperta dei film “di riferimento” di cinque registi italiani contemporanei. La sezione, fortemente voluta dal direttore Gianni Amelio, quest’anno porterà a Torino cinque autori che alternano la professione di attore a quella di regista, ciascuno portavoce di diverse generazioni, tendenze, linee espressive e tematiche: Antonio Albanese, Ascanio Celestini, Michele Placido, Kim Rossi Stuart, Sergio Rubini. A ognuno di loro è stato chiesto di indicare un film del passato fondamentale per la nascita della sua ispirazione e per la sua formazione culturale, e di venire a parlarne con il pubblico del Torino Film Festival. Si inizia lunedì 28 novembre con Kim Rossi Stuart che propone un classico duro e rigoroso: Mamma Roma di Pier Paolo Pasolini. Antonio Albanese ha fatto la scelta all’apparenza più eccentrica con ‘Round Midnight / A mezzanotte circa di Bertand Tavernier. Dal canto suo Sergio Rubini presenta Straw Dogs / Cane di paglia, uno dei film più forti e controversi del cinema degli anni Settanta. Ascanio Celestini introduce a un classico italiano firmato dai fratelli Taviani: Allonsanfàn. E infine, Michele Placido propone un film del cinema “neorealista” degli anni Cinquanta, Il Tetto, scritto da Cesare Zavattini e diretto da Vittorio De Sica. Un critico, un esperto, uno storico del cinema, di volta in volta diverso, affiancherà il regista e, con le sue domande, tenterà di scoprire il “cuore” di questa passione.

OMAGGIO A DORIAN GRAY

Star del teatro di rivista, all’apice del successo Dorian Gray abbandona il palcoscenico per dedicarsi al cinema. Qualche ruolo di rilievo prima del grande successo con Totò, Peppino e la… malafemmina di Camillo Mastrocinque. Per Federico Fellini disegna, nel 1957, il breve personaggio di Jessy in Le notti di Cabiria e nello stesso anno interpreta il suo film migliore, Il grido di Michelangelo Antonioni. Torna poi alla commedia: Mogli pericolose di Luigi Comencini, Crimen di Mario Camerini e Il mattatore di Dino Risi. Si ritira dalle scene nel 1965, a trentuno anni, per non apparire più in pubblico e chiudere la sua vita il 16 febbraio 2011 con un colpo di pistola. A trent’anni si era innamorata di Colazione da Tiffany e voleva comprarne i diritti. Ma anche quella volta arrivò troppo tardi.

CINEMA E CINEMI

Al centro di Cinema e Cinemi, la copia restaurata di Puzzle of a Downfall Child (Mannequin – Frammenti di una donna), il ritratto di una modella che tenta di riprendersi da un esaurimento nervoso con il quale nel 1970 esordì nella regia l’allora fotografo di moda Jerry Schatzberg, diventato poi uno degli autori fondamentali del cinema americano anni Settanta, presidente della giuria di Torino 29. Un altro omaggio importante è ad Ansano Giannarelli, il regista scomparso lo scorso agosto, che nel 1982 fu con Gianni Rondolino ideatore e direttore del Festival Internazionale Cinema Giovani, del quale verrà presentato Non ho tempo, del 1972. Intorno, esemplari diversi di analisi sul cinema e sulla rappresentazione: Adriano Aprà si confronta con Il conformista di Bernardo Bertolucci e I clowns di Federico Fellini, Franco Brogi Taviani ricostruisce l’emigrazione italiana in Argentina seguendo passo passo un giovane cantante lirico, Toni Servillo riflette sul teatro durante una lunga tournée.

Per info e programmi: www.torinofilmfest.org

 

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