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Cittadini

Province: in Piemonte potrebbero rimanerne solo quattro

Erica Gardella

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E’ stata presentata stamane alla Camera la proposta di  riforma costituzionale per  il riordino delle provincie. Nel DDL presentato dall’On. Donato Bruno (Pdl), che modificherebbe l’art. 133 della Costituzione,  si prende in considerazione l’abolizione delle provincie, ma solo quelle al di sotto dei 400.000 abitanti e con estensione territoriale inferiore ai 3500 chilometri quadrati. Questi due parametri decreterebbero la necessità di cambiare i confini di  circa 59 provincie italiane (con soppressione di molte di esse), di cui ben 5 in Piemonte.

Da tempo si parla della necessità di snellire le istituzioni nazionali e una delle proposte che da sempre ha fatto più discutere riguarda la possibilità di abolire le province delegando una parte dei loro poteri ai comuni, in quanto entità “vicine” ai cittadini che pertanto possono intraprendere azioni più mirate rispetto alle effettive necessità locali, e una parte dei poteri alle regioni, per quanto riguarda le politiche che possono trovare miglior ricaduta su un territorio più vasto. Dato che questo cambiamento genererebbe non pochi problemi, la proposta mira per il momento a ridimensionare il numero delle province, senza cancellare le loro funzioni.

Naturalmente, anche quanto proposto da Bruno non è di facile attuazione e presuppone notevoli cambiamenti negli assetti interni alle regioni. Infatti, sarebbe necessario ridisegnare tutti i confini delle provincie, cosa che spetterebbe alle  Regioni entro 6 mesi dall’entrata in vigore della legge.

Per quanto riguarda il Piemonte, ben 5 provincie sono al di sotto di parametri: Asti, Biella, Novara, Verbania e Vercelli (vedi tabella sotto). Già in precedenza, il presidente della regione Cota aveva proposto la riformulazione dei confini (vedi articolo con la proposta) in modo da avere solo quattro province,Torino e Cuneo invariate, unire Asti ad Alessandria e creare un’unica provincia comprendente Biella, Vercelli, Novara e Verbania. La geografia politica della nostra regione sarebbe notevolmente diversa, come si può vedere nell’immagine.

Non difficile immaginare che questo cambiamento potrebbe determinare non poche polemiche da parte dei residenti nelle provincie che verrebbero accorpate. Se si pensa, ad esempio, che la provincia del Verbano Cusio Ossola è stata creata con il  Decreto Legislativo n. 277 del 30 aprile 1992. Ci si rende conto che ha solo 20 anni di vita ed è nata soprattutto per le forti pressioni locali all’autonomia da Novara, considerata troppo “lontana”, geograficamente e non solo, dagli abitanti del VCO. Questa norma, infatti, utilizza dei parametri numerici che non tengono conto dei fattori  che hanno portato alla creazione delle attuali province, tra i quali si può annoverare: le caratteristiche socio-culturali, le caratteristiche geografiche del territorio,  le caratteristiche demografiche, ecc.

Nello specifico  il testo prevede che “l’istituzione e la soppressione delle province nell’ambito di una regione e il mutamento delle loro circoscrizioni sono stabiliti con legge regionale, sentiti i comuni interessati, senza oneri per lo Stato. Non possono essere istituite province con popolazione inferiore a 400 mila abitanti e/o con territorio inferiore a 3.500 chilometri quadrati”. “I consigli provinciali – stabilisce – sono eletti dai componenti dei consigli comunali dei Comuni del relativo territorio, secondo criteri stabiliti dalla legge dello Stato”.

Si dispone inoltre l’istituzione con legge regionale delle città metropolitane, che esercitano “le funzioni della provincia”, “in territori con popolazione superiore a un milione di abitanti”. La Regione ha anche il potere di istituire nuovi comuni e modificarne circoscrizioni e denominazioni. L’articolo 2 della proposta di legge prevede che le Regioni provvedano ad adeguare le proprie province secondo i criteri stabiliti dalla riforma, entro 6 mesi dalla sua entrata in vigore. Se la Regione non provvedesse, sarebbe lo Stato a intervenire.

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