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Piemonte

Tra cerchio magico e Maroni, il futuro di Cota è un mistero buffo

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Umberto Bossi si è dimesso (e questo l’abbiamo già detto). Umberto Bossi sente “puzza” di qualcosa (e questo lo ha detto lui stesso a Repubblica). Umberto Bossi farà il semplice militante. Ottimo, bellissimo, viva la Lega. Ma noi siamo sinceramente preoccupati non per il Senatur, che adesso potrà finalmente dedicarsi alla famiglia senza delegare le incombenze sull’educazione dei figli ad altri, ma per il “nostro” presidente. Eh già, proprio lui, Roberto Cota. Che non era nel cerchio magico, ma era come se lo fosse; chiamiamolo pure apprendista maghetto, un Harry Potter in salsa padana, oppure definiamolo “uno di casa”, come quando gli amici di vostro padre – o di vostro nonno – si piazzano in salotto ogni giorno da quando avete tre anni e voi finite per chiamarli zii.

Di lui si sa che è “provato”, perchè “Bossi ha dimostrato di essere una grande persona, con una grande umanità”. E fa davvero tenerezza, vederlo in quella foto, con un sorriso tra il paralizzato e il dolce, mentre ascolta il suo leader arringare la folla al congresso regionale. Era l’11 marzo, praticamente ieri: e chi glielo doveva dire a Robertino che sarebbe finita così, non solo con le dimissioni del capo, ma addirittura con il possibile coinvolgimento nelle operazioni dell’ex tesoriere Belsito dell’altro uomo che Cota aveva scelto come confratello nella lotta antimaroniana, il simpatico Roberto Calderoli? Nonostante le voci e le indiscrezioni, l’ex ministro della Semplificazione è stato comunque scelto come reggente del partito (insieme a Manuela Dal Lago e allo stesso Bobo Maroni) in attesa del congresso federale, anticipato probabilmente a giugno, che eleggerà il successore di Bossi.

Troppo poco per far dormire sonni tranquilli al presidente del Piemonte. Secondo Lo Spiffero in agguato ci sarebbe Massimo Giordano, ex sindaco di Novara e assessore regionale all’Innovazione, “per strappare un ruolo di primo piano all’interno del partito, uscendo dal cono d’ombra proiettato finora dal suo antico sodale”. Forse. Intanto ieri Cota non ha soltanto pianto; tra un momento di commozione e uno di smarrimento, è riuscito comunque a piazzare un colpetto, riuscendo a far inserire nel comitato amministrativo federale del Carroccio il presidente della Provincia di Biella (e deputato) Roberto Simonetti. Troppo poco, Cota sa che si gioca tutto alle amministrative di maggio, con il Pdl e la coppia Ghigo/Ghiglia che scalpita per avere maggiore potere decisionale a Torino.

Chi non ha dubbi su cosa dovrebbe fare il presidente della Regione è il Partito democratico: “Cota è stato alleato fedele di Umberto Bossi, sempre vicino a lui nelle cene e negli incontri importanti. Lo è stato fino all’ultimo, ancora l’altro ieri difendeva il fortino traballante dichiarando l’estraneità di Bossi a ogni interesse economico. Ora Bossi si è dimesso, Cota vede la sua credibilità e autorevolezza ai minimi storici, e con lui un’alleanza politica che negli ultimi mesi anche in Piemonte ha perso colpi sia per la scelta della Lega di non appoggiare Monti che per un piano sanitario approvato sotto il ricatto del presidente della Regione”.

Insomma, la situazione è questa, e Cota è ancora troppo “provato” per reagire. Confidiamo però che presto ritroverà slancio, e magari anche un cellulare. Il numero di Maroni dovrebbe avercelo, chissà che non lo inviti (nuovamente) a suonare in Piemonte.

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