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Ambiente

La soif du monde, uno sguardo dal cielo all’oro azzurro chiamato acqua

Davide Mazzocco

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Il fotografo Yann Arthus-Bertand, presidente di giuria di Cinemamabiente 2012, è ormai un habitué del festival dove negli scorsi anni aveva presentato La terre vue du ciel e Home. Questa volta lo sguardo semi-divino di quest’artista della veduta aerea scende sulla terra a incontrare le persone che si battono per rendere l’acqua un bene universale, accessibile a tutti. Ciò che mangiamo e con cui ci vestiamo ha un costo in acqua: è il costo delle risorse idriche necessarie per arrivare al prodotto finito. Un litro di latte “costa” 1100 litri d’acqua e un paio di jeans 11mila litri: è l’acqua necessaria a irrigare ciò che nutre le mucche e i campi di cotone. Per questo, nei paesi più poveri dell’Africa, le tribù combattono guerriglie locali per preservare l’accesso alle risorse idriche.

Sono venti i paesi attraversati da questo viaggio: dall’India (dove Vandana Shiva propone un’agricoltura idricamente sostenibile) al Sudan (dove una tribù è riuscita a scongiurare un grande progetto di canalizzazione), dalla Cambogia (dove si combatte una quotidiana battaglia per la potabilità) alla Thailandia (dove nel 2011 un’alluvione ha messo in ginocchio l’economia locale), dalla Cina (la cui sete d’acqua potrebbe diventare un serio problema nei prossimi anni) agli Stati Uniti (dove gli agricoltori, a causa di alcune leggi risalenti all’età dei colonizzatori, possono vendere le concessioni dei corsi d’acqua alle città). Un promemoria importante che fa capire come l’accesso a questo bene che dovrebbe essere diritto universale sia un privilegio di una parte della popolazione mondiale: mentre un europeo ha un “costo idrico” di 5mila litri al giorno, due miliardi e mezzo di persone non hanno accesso ai servizi igienici e 4mila bambini muoiono ogni giorno a causa dell’insalubrità dell’acqua.

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