Economia
Chi comanda Torino. I soliti noti che gestiscono i centri di potere torinesi in un libro
Gli amministratori attuali e quelli che hanno promosso e gestito l’evento possono controbattere che è ancora presto per stilare un bilancio finale. Eppure, l’accumulazione di debiti sempre più onerosi non può lasciare indifferente la cittadinanza, specialmente le nuove generazioni che, insieme a figli, nipoti e pronipoti, saranno costretti ad accollarseli (come ammesso dagli stessi Fassino e Chiamparino in più interviste), mentre non si intravede un piano di rilancio economico-occupazionale che possa fronteggiare il processo di deindustrializzazione iniziato già nei primi anni Ottanta.
L’amministrazione comunale prova, allora, a far cassa vendendo ai privati immobili di prestigio e, soprattutto, fette di territorio potenzialmente edificabile tanto che, nei prossimi vent’anni, la popolazione sarà travolta da una valanga di cemento.
I cittadini, però, dopo essere stati confusi dalle operazioni di immagine (incluse Olimpiadi e riqualificazioni estetiche) del sindaco-glamour Chiamparino (che, infatti, ha raggiunto notevoli picchi di popolarità) cominciano ad accorgersi del reale stato delle cose, tanto che alla manifestazione del Primo Maggio Piero Fassino è stato costretto ad essere scortato dalla polizia in stato antisommossa; mentre hanno ormai cadenza quotidiana le manifestazioni di protesta (in difesa e in reclamo dei più svariati interessi ed esigenze) sotto i balconi di palazzo civico.
Ma, come esplicita lo stesso Pagliassotti sin dalle pagine introduttive, questo libro dovrebbe servire proprio a non fermarsi sotto i balconi di palazzo civico. Pagliassotti non invita certo ad assaltarli, bensì a prendersela anche con quei poteri forti (non solo FIAT e banche, ma anche società immobiliari, ordine degli architetti, società di assicurazioni, Politecnico, sistema cooperativo, ecc.) di cui è espressione la classe politica cittadina o da cui è manovrata più o meno direttamente.
Cosa se ne faranno i torinesi di tutti questi nuovi grattacieli, parcheggi interrati, fra cui quelli mercatali e di interscambio che sono sfruttati in minima parte, ed ipermercati che sostituiscono le ex fabbriche quando si contano 57000 alloggi sfitti e la popolazione residente è costantemente diminuita negli ultimi vent’anni come i comparti produttivi? Mentre aumenta la “popolazione” di quelli che vanno a frugare dentro i cassonetti, non solo composta da immigrati stranieri, ma anche da torinesi che appartenevano al ceto medio sino a poco tempo fa…A meno che non ci si accontenti di diventare il “dormitorio” di Milano, come già paventato da qualcuno…
Un libro importante, quello di Pagliassotti, che ogni cittadino torinese, a prescindere da come la pensi, dovrebbe leggere: l’unica pecca, forse, è da imputare alla casa editrice che ha deciso di presentarlo con una copertina tutt’altro che accattivante, in stile anni ’70, quando eravamo ancora lontanissimi dalle possibilità offerte dalla grafica digitale…
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