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Ambiente

Allarme molluschi al Lago Maggiore. Ecco chi sono gli “invasori” venuti dall’Asia

Davide Mazzocco

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Si chiamano Corbicula fluminea e Sinadonta woodiana, arrivano dall’Estremo Oriente e stanno invadendo il Lago Maggiore. Questi due molluschi asiatici sono stati catalogati fra le 100 specie più invasive al mondo e, circa cinque anni fa, sono arrivati nelle acque del Lago Maggiore attaccati alle chiglie di piccole imbarcazioni provenienti dall’Oriente. Anche la natura, dunque, ha i suoi fenomeni di globalizzazione. Per saperne di più su questo fenomeno che rischia di alterare in maniera sensibile l’ecosistema ittico del secondo lago italiano Quotidiano Piemontese ha intervistato la dottoressa Nicoletta Riccardi, scienziata dell’Istituto per lo studio degli Ecosistemi del Cnr.

Dottoressa Riccardi quando e come è iniziata l’invasione della Corbicula fluminea e della Sinadonta woodiana?

Si presume che la proliferazione dei due molluschi sia cominciata nel 2007 anche se la coperta del fenomeno risale al 2010.

Come sono arrivati sin qui dall’Estremo Oriente?

Il veicolo sono state le barche. Si tratta di due fra le 100 specie più invasive al mondo e con i due molluschi sono arrivati anche un pesce e un verme parassita. In questi anni si sono sviluppati non solo in Europa ma anche nel Nord America. Si può dire che questo sia un fenomeno di globalizzazione naturale.

Qual è, attualmente, la diffusione del fenomeno?

Sulla sponda lombarda i molluschi asiatici hanno raggiunto Laveno, su quella piemontese Pallanza. Proprio questa settimana, grazie a uno studio finanziato dai Rotary club che si affacciano sul lago e alle immersioni di alcuni subacquei, riusciremo a quantificare il fenomeno con maggiore precisione.

Quali possono essere gli effetti sull’ecosistema del lago?

Questi molluschi sottraggono all’ecosistema del lago il zoo plancton necessario per alcuni pesci del luogo. Senza di esso alcune specie si sviluppano meno sia in termini numerici che come grandezza. Inoltre i gusci dei molluschi morti si sedimentano sul fondo creando uno strato compatto che impedisce la crescita di piante acquatiche.

Potrebbero esserci conseguenze anche per l’uomo?

Il danno ambientale si potrebbe ripercuotere sulla pesca con una carenza di pesci e con la proliferazione di alghe filamentose che intasano le reti. E non dimentichiamo che i gusci depositandosi sulle coste rendono meno attraente la spiaggia a causa dei cattivi odori. Ci potrebbero essere danni anche sul fronte turistico.

Esiste un periodo di maggiore proliferazione?

Diciamo che i picchi della proliferazione vanno dalla primavera all’autunno con una maggiore mortalità nel periodo invernale.

Avete già quantificato l’entità dell’“invasione”?

Sul fondo del lago sono sedimentate tonnellate di gusci, quanto agli animali vivi crediamo ce ne siano circa tre miliardi.

A che velocità avviene la proliferazione?

La moltiplicazione dei molluschi è velocissima basti pensare che in un rilevamento effettuato alla stazione di Brebbia nel novembre 2011 la quantità era di 900 esemplari per metro quadrato, nel marzo di quest’anno di 2800 esemplari al mq.

Quali contromisure state cercando di mettere in atto?

Questa settimana compiremo uno studio per avere un quadro più chiaro del problema. Successivamente presenteremo alla Comunità Europea un progetto per la rimozione dei molluschi. Anche i gusci potrebbero essere riutilizzati (magari nell’industria cementiera, ndr) trasformando un problema in una risorsa. E, naturalmente, d’ora in avanti sarebbe opportuno controllare le barche ed effettuare un lavaggio prima che vengano introdotte nel Lago Maggiore.

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