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Economia

Sciopero e manifestazione a Torino dei lavoratori metalmeccanici della Fiom-Cgil

Redazione Quotidiano Piemontese

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Sciopero dei lavoratori metalmeccanici della Fiom-Cgil, giovedì 6 dicembre, con una manifestazione con partenza alle ore 9 davanti a Porta Susa a Torino. La manifestazione regionale dei lavoratori metalmeccanici della Fiom-Cgil fa parte dello sciopero generale della categoria di 8 ore deciso a livello nazionale. La manifestazione arriverà in piazza Castello dove sul palco interverranno delegati da tutte le provincie piemontesi, Alberto Tomasso, segretario regionale della Cgil. L’intervento conclusivo sarà di Giorgio Airaudo, segretario regionale della Fiom-Cgil e responsabile auto per la segreteria nazionale.

Con questa mobilitazione, la Fiom-Cgil vuole contrastare lo smantellamento del contratto nazionale e protestare contro l’accordo separato siglato a Roma per il rinnovo del contratto di categoria.

Alla manifestazione saranno presenti delegazioni della Cgil e degli studenti e sono previsti oltre 25 pullman in arrivo da tutto il Piemonte. Ad aprire il corteo saranno i dipendenti della De Tomaso, seguiti dai lavoratori della Fiat. Questa manifestazione è stata preceduta dalle assemblee in tutte le aziende metalmeccaniche della Regione in cui è stato possibile tenerle, tenendo conto della cassa integrazione e della non agibilità negli stabilimenti Fiat da parte della Fiom-Cgil. All’inizio e alla fine della manifestazione verranno raccolte le firme per i due referendum sull’articolo 8 e sull’articolo 18.

Giorgio Airaudo, segretario regionale della Fiom-Cgil, dichiara: “Con questo sciopero la Fiom-Cgil si impegna a riconquistare e ricostruire un contratto nazionale vero, deciso e votato dalle lavoratrici e dai lavoratori metalmeccanici: per fare questo utilizzeremo tutti i mezzi e gli strumenti, nessuno escluso, anche fabbrica per fabbrica. Federmeccanica ha reso un pessimo servizio ai propri associati perché nella nostra Regione la priorità è salvare le aziende dalla chiusura e non usare la crisi per conquistare piccoli margini di produttività scaricandone i costi sulle libertà, i diritti e le condizioni dei lavoratori”.

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