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Economia

Piemonte Economico e Sociale 2012: il Piemonte con un Pil in caduta libera

Redazione Quotidiano Piemontese

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piemonteE’ stata presentata la versione 2012 della ricerca Ires Piemonte Economico e Sociale, sulla situazione economica, sociale e territoriale del Piemonte. La situazione del Piemonte fra il 2000 e il 2009, ha rilevato un PIL sceso del 4,3%, la più debole nel contesto delle regioni italiane e -25% per quanto riguarda la dinamica del valore aggiunto dell’industria, la peggiore insieme alla Basilicata, a sottolineare la presenza di difficoltà strutturali del contesto produttivo regionale preesistenti alla grande crisi. Nella fase di ripresa, l’economia del Piemonte ha recuperato nel 2010, con una dinamica superiore al dato nazionale (+3,6% rispetto a +1,8%) ma nel 2011 ha rallentato, allineandosi alla dinamica nazionale (+0,8% contro +0,4% per l’Italia). L’andamento recessivo nella parte finale del 2011 si è aggravato trasformando il 2012 in un anno di recessione: la dinamica del Pil, in modesta crescita, ha subito una contrazione analoga a quanto riscontrato a livello nazionale (-2,3%), confermando un andamento meno favorevole rispetto all’area settentrionale.
Gli occupati in Piemonte si riducono di 75.000 unità (-4%) con una pesante caduta del tasso di occupazione (dal 65,3% al 63,1%). Con 40.000 disoccupati in più rispetto allo stesso periodo 2011 (+24,4%), si raggiungono due soglie critiche: 200.000 persone alla ricerca attiva di lavoro, tasso di disoccupazione al 10% . L’aumento della disoccupazione è in linea con quello nazionale (+23%). Il crollo occupazionale dell’ultimo trimestre 2012 invece non trova analoghi riscontri sul territorio nazionale.

Il rapporto Ires 2012 da sfogliare o scaricare

Scendendo al livello provinciale, nel 2012, pur in un clima completamente mutato, Torino si conferma per un andamento non peggiore di altre realtà territoriali della regione. Biella, condivide in parte la situazione di Torino. Non dissimile la situazione di Asti per quanto riguarda la dinamica del settore manifatturiero. Novara vede una situazione di forte calo occupazionale, in un contesto di significativa contrazione della produzione industriale. Vercelli e Verbania fanno riscontrare una contrazione nel manifatturiero simile a Novara, così come evidenziano un sensibile deterioramento sul mercato del lavoro. Ad Alessandria il buon andamento di export e produzione industriale non mettono al riparo la provincia da un ulteriore marcato ridimensionamento dell’occupazione industriale e di un forte aumento del tasso di disoccupazione. Cuneo si conferma la provincia meno colpita dalla recessione anche se il quadro occupazionale subisce un sensibile peggioramento.

Sul fronte occupazionale territoriale, cambia la graduatoria dei livelli di disoccupazione: se fino al 2011 Cuneo spiccava in termini positivi e Torino e Biella in termini negativi, nel 2012 restano quasi fermi i valori di queste due ultime province, che invece crescono negli altri territori, e in particolare nella provincia di Cuneo. Alla perdita di occupazione, giovanile soprattutto, si associa la caduta del volume di lavoro effettivo: le ore lavorate diminuiscono, per il massiccio utilizzo della CIG, ma anche per la crescita del part-time e per la contrazione della richiesta di straordinari.

Le tendenze mostrano un progressivo deterioramento della situazione che nell’ultimo trimestre sembra precipitare, più di quanto indicato dalla media annua. Sul piano economico le previsioni sono pessimistiche e sul piano sociale si stanno erodendo le soglie di tenuta e di resistenza alla crisi di individui, famiglie e istituzioni. Emergono segni di cedimento degli argini convenzionali, a partire da quelli rappresentati dal sistema di ammortizzatori sociali. Tanto sul piano dell’economia reale quanto su quello dell’organizzazione sociale i segnali di reazione sono deboli e prevale l’attesa di un ritorno allo status quo ante. Per fronteggiare gli effetti della crisi e contribuire a superarla serve invece un maggiore sforzo collettivo di immaginazione e capacità di realizzare.

Per il 2013, si prospetta un quadro di lento miglioramento del contesto globale che –forse- potrà determinare l’inversione dell’andamento recessivo per l’economia italiana solo verso la fine dell’anno. Escludendo il materializzarsi di scenari più negativi, la crescita modesta dell’economia mondiale (e la dinamica ancora negativa in Europa per buona parte dell’anno in corso) fa ritenere per il Piemonte un andamento nel complesso dell’anno ancora recessivo (-1,3% la variazione ipotizzata del Pil), un valore prossimo a quello previsto per l’economia italiana.

La dinamica delle esportazioni nel 2013 risulterà in modesta espansione con un aumento di poco più dell’1%, in termini di volumi esportati. La domanda interna risulterebbe ancora in contrazione, con una caduta di quasi tre punti percentuali. I consumi delle famiglie si contrarrebbero di un ulteriore 2,6%. Il reddito disponibile in termini nominali risulterebbe in modesta crescita. Tuttavia si prevede una diminuzione in termini reali, con un tasso di inflazione inferiore al 2%. In caduta anche gli investimenti fissi lordi un ulteriore -5,1% (-8% circa nel 2012). La recessione, inoltre, graverebbe ulteriormente sulla situazione del mercato del lavoro innalzando di circa un punto e mezzo il tasso di disoccupazione, che raggiungerebbe un nuovo record, collocandosi al 10,7%. Per l’industria manifatturiera si prevede una diminuzione del valore aggiunto del 2% circa, mentre si ipotizza una dinamica negativa ancor più accentuata per l’attività nel settore delle costruzioni (quasi -4%)). Il 2013 sarebbe un anno di ulteriore arretramento anche per la produzione nei servizi, sebbene più contenuta rispetto ai settori citati.