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Piemonte

Chiamparino candidato vincente in regione Piemonte del centro sinistra: sì, no, forse

Redazione Quotidiano Piemontese

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chiamparinoDopo le dimissioni di Sergio Chiamparino dalla Compagnia di San Paolo e in attesa della futura ufficializzazione delle candidatura di Sergio Chiamparino alla presidenza della Regione Piemonte dal fronte del centro sinistra si leggono diversi pronunciamenti. Giorgio Merlo è entusiasta della candidatura

Sotto questo versante la candidatura a Presidente di Sergio Chiamparino rappresenta, oggi, il vero “valore aggiunto” per rilanciare il “sistema Piemonte”. Senza alcuna piaggeria, quella di Chiamparino è la naturale candidatura di un esponente politico che può contribuire a superare i tradizionali steccati e porsi come una concreta opportunità per fare del Piemonte una regione che si caratterizza per la sua modernità, per il rilancio di un nuovo modello produttivo e, soprattutto, per la capacità di ristabilire un clima fiducia e di dialogo tra la classe dirigente politica e la pubblica opinione subalpina.

Perché, è inutile negarlo, il Piemonte esce da un profondo deficit di moralità dell’azione politica e di profilo etico della politica. Lo scandalo legato a “Rimborsopoli” ha ulteriormente aggravato questa dimensione trasmettendo un’immagine devastante per la credibilità della politica e la serietà e la trasparenza delle istituzioni. Senza alimentare ulteriori polemiche e senza scivolare in un ridicolo moralismo, è indubbio che questa stagione politica piemontese sarà ricordata per la caduta verticale della credibilità della classe dirigente regionale  e per la sua sostanziale incapacità di dare un governo serio, autorevole e credibile all’ente Regione Piemonte. Ecco perché la carta Chiamparino, per il profilo del candidato, per la sua indubbia popolarità e per la storia amministrativa che lo accompagna può essere la carta vincente per l’intera regione, e non solo per la coalizione del centro sinistra.

Mercedes Bresso è meno ottimista

Sergio è un buon candidato ma la partita delle Regionali è completamente aperta e la vittoria non è affatto scontata. E c’è il rischio di perderla a Torino».

«Il pericolo c’è come ha dimostrato il successo grillino».  

«In questi anni la città e la sua cintura sono profondamente cambiati per colpa della crisi. Nel 2010 io ho perso le elezioni per le liste farlocche ma, in parte, anche per non aver dato abbastanza voce alle esigenze di una sinistra sociale diffusa in città. E qualcuno dovrebbe anche ricordarsi delle polemiche con i No Tav: la loro campagna, sposata dai grillini, ci ha fatto perdere decine di migliaia di voti tra la Valsusa e Torino. Io vedo un pericolo e lo segnalo: se i problemi li ho avuti io, che per la mia storia personale posso essere considerata più vicina a questi mondi, credo che Sergio, che da questo punto di vista è più debole di me, dovrebbe stare attento». 

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