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Torino caso di studio Istat per i senza dimora, mense e ricoveri notturni la prima tappa verso il recupero, la separazione dal coniuge sempre più una delle cause di caduta

Redazione ef

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Torino è stata scelta dall’Istat come caso di studio per un’analisi sulle persone senza dimora. In Piemonte sono stati 2112 i senza dimora che nel 2014 hanno utilizzato i 63 servizi di mensa pubblica e accoglienza notturna. Di questi 1424 erano a Torino.Sono oltre 50.700 le persone senza fissa dimora in Italia, in aumento rispetto al 2011. La stima arriva dall’Istat che oggi ha pubblicato i dati nazionali di coloro che nei mesi campione di novembre e dicembre 2014, hanno utilizzato almeno un servizio di mensa o accoglienza notturna nei 158 comuni italiani in cui è stata condotta l’indagine. E ha scelto Torino per approfondire la situazione.
Nella settimana dal 9 al 15 dicembre 2014, quindi giusto un anno fa, nel capoluogo piemontese sono state intervistate 50 persone senza dimora selezionate casualmente dalle Unità di strada che operano sul territorio con servizi itineranti nei luoghi frequentati da queste persone.
Dall’indagine è emerso che quasi tutte frequentano i servizi di mensa o accoglienza notturna, il primo passo verso un possibile percorso di progressivo reinserimento. I senza dimora che non usano alcun servizio di mensa e accoglienza notturna risultano però avere caratteristiche diverse da chi invece si rivolge a tali servizi: dormono più spesso per strada (soprattutto luoghi all’aperto, stazioni o automobili), la metà di loro è italiana e spesso non hanno mai avuto legami familiari, non hanno mai lavorato e hanno dipendenze, soprattutto da alcool.
La perdita di un lavoro stabile insieme alla separazione dal coniuge e/o dai figli si confermano come gli eventi a più profondo impatto verso la perdita di una dimora stabile. Dal 2011 al 2014, aumentano infatti le persone senza dimora a causa di una separazione, mentre la perdita del lavoro stabile ha riguardato, nel 2014, il 56,1 per cento delle persone senza dimora: erano il 61,9 per cento nel 2011. Un dato che in questo periodo dell’anno fa riflettere ancora di più.

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