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Lettera sul ruolo dei grandi player come Facebook, Google e Amazon anche nell’informazione locale

Redazione Quotidiano Piemontese

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A partire dal 10 novembre Quotidiano Piemontese ha vissuto dei problemi legati al fatto che Facebook ha sospeso la pubblicazione dei nostri articoli utilizzando la piattaforma Instant Articles nata per fornire il più velocemente possibile il contenuto ai lettori.

Quotidiano Piemontese era stato fra i primi in Italia fra gli editori di medie dimensioni ad utilizzare questo formato per smartphone, cercando di proporre modalità di fruizione innovative dei contenuti e un servizio sempre migliore ai nostri lettori.

Parallelamente avevamo scoperto che gli Instant Articles erano una buona fonte di ricavi attraverso la pubblicità inserita da Facebook e che aumentavano il traffico dal social stesso.

Subito dopo esserci fatti domande e avere avuto non molte risposte ci siamo fatti una ragione della situazione. Abbiamo notato nel mese di novembre un calo del traffico sul sito per ora non troppo preoccupante, vedremo a fine mese i dati di dicembre.  Fortunatamente il nostro sito ha consolidato una sua importante visibilità e riceve traffico da fonti diverse: traffico diretto, social, motori di ricerca e altro, per cui se Facebook ci porta meno visitatori ne arrivano ancora tantissimi da altre direttrici.

Noi riteniamo di aver sempre agito seguendo delle policy corrette e oramai condivise nel nostro lavoro e confidiamo che a breve sarà riammessa la produzione degli Instant Articles e della relativa pubblicità anche se lamentiamo una scarsa chiarezza nell’informazione fornita nei confronti dei fatti che paiono aver scatenato le reazioni di Facebook.

Facebook sta facendo un importante sforzo cercando di mettere un po’ di ordine nella sua pagine, di arginare il fenomeno delle Fake news e del clickbait utilizzando dei sistemi prevalentemente basati su algoritmi. Noi da sempre abbiamo agito cercando di evitare in ogni modo queste pratiche perchè non fanno parte del nostro modo di fare informazione. Se per caso qualche volta possiamo aver sbagliato può essere un errore umano o la fretta del momento.

Noi pensiamo di essere robusti per superare questo problema come ci è capitato in altre situazioni problematiche del passato. Non è facile in un sistema dell’informazione come quello italiano e quello piemontese in particolare, entrare sul mercato e consolidare una testata di informazione che vuole essere libera e coerente e che vuole diventare importate, senza trovare inciampi casuali o meno, sabotaggi o entrate a gamba tesa. Siamo abituati alle difficoltà e queste ci hanno dato forza. Quello che ci è successo di recente non rientra in queste tipologie. E ‘ un caso circoscritto che si risolverà.

Abbiamo però pensato di raccontare la nostra storia per renderla pubblica, per chiedere un aiuto e una partecipazione pratica o morale e per aprire un dibattito che riteniamo importante.

Il caso che ci è capitato ci ha fatto riflettere ancora una volta su come le grandi piattaforme over the top come Facebook , Google, Amazon, Apple e altri ancora, influenzino le nostre vite e oramai anche il fluire dell’informazione locale.

Ci siamo tutti dentro: cittadini, enti pubblici, aziende, associazioni e forse dobbiamo trovare delle strade diverse per la nostra vita civile, per la nostra informazione per dare modelli di sostenibilità di medio lungo periodo al lavoro di chi fa informazione, di chi fa azienda e di chi cerca di lavorare almeno con trasparenza e chiarezza.

Oramai abbiamo consolidato l’uso dei social e degli strumenti della rete come strumenti culturalmente condivisi, gratuiti, quasi fossero un servizio “pubblico”, dimenticando o quasi rimuovendo il fatto che si tratta di aziende multinazionali che cercano di massimizzare il loro profitto su dimensione mondiale, che quasi sempre hanno sede lontano da noi e che interagiscono con la nostra vita, con il nostro comportamento e con la nostra privacy con algoritmi spesso oscuri.

Ci troviamo a creare spazi più o meno sociali in rete sia che noi siamo cittadini, sia che noi siamo enti, istituzioni o aziende sperano di “entrare nel gioco”, di ottenere visibilità e interazione, ma poi siamo certi di condividere e conoscere come saranno gestiti i nostri dati e a quali regole dovremo soggiacere?

E’ giusto e importante che si combattano fake news, cyberbullismo, hate speech, ma quando abbiamo concesso volenti o nolenti a un operatore privato i dati delle nostre vite e quando questo operatore ci scrive in continuità per dare evidenza a ciò che facciamo, dobbiamo pensare che occorrano diversi criteri di approccio al futuro proprio in giorni in cui si parla di ridurre la neutralità di rete

Grazie del lavoro di condivisione, di discussione e di supporto che ci darete.

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