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Cultura

La ricerca della felicità, intervista con Manuela Chiarottino

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Un titolo certamente ambizioso per Manuela Chiarottino. La ricerca della felicità è una storia d’amore, l’incontro tra due uomini che vogliono costruire una famiglia, che si incontrano, si amano, vogliono un figlio. Due uomini molto diversi tra loro che per amarsi dovranno trovare strade comuni e compromessi. Sullo sfondo una Torino che osserva. Trovate qui la recensione completa del libro.

Manuela Chiarottino ha risposto alle mie domande.

Una storia comune, una storia d’amore con le difficoltà di tante storie d’amore. A mio avviso la forza principale del romanzo è di raccontare un rapporto omosessuale senza puntare l’attenzione sulla diversità. E’ stata una scelta voluta?

Sì, volevo raccontare una storia d’amore e di famiglia, perché il sentimento che unisce due persone così come il desiderio di avere un figlio, è universale.

Le difficoltà vengono comunque inevitabilmente fuori. Ma sono forse più difficoltà legate alle differenze dei due protagonisti che non legate al loro essere omosessuali…

I due protagonisti hanno caratteri diversi e diversi comportamenti, per vivere insieme e risolvere i problemi della quotidianità dovranno trovare un compromesso. Cose che capitano in qualunque coppia. Era quello che volevo mostrare, una vita normale, con i suoi problemi.

Nella normalità della vicenda tocchi comunque temi importanti. Su tutti quello molto attuale della maternità surrogata. Anche in questo caso non mi sembra però che tu dia nessun tipo di giudizio.

Sono sincera, come donna non potrei portare dentro di me un bambino e affidarlo ad altri, però come madre conosco il desiderio di avere un figlio e non ho mai avuto dubbi che due uomini, come due donne, possono crescere dei bambini con amore. L’idea del romanzo è nata proprio dopo aver conosciuto una coppia di uomini e la loro figlioletta. Hanno raccontato come fosse nata con l’aiuto di due diverse donatrici, un particolare che ammetto non conoscevo e che trovo importante: una donatrice per l’ovulo e una per la gravidanza, che quindi non è la madre biologica a sostenere. E soprattutto le donne che collaborano con l’agenzia americana, cui si sono rivolti e su cui mi sono informata per il romanzo, sono tutte donne realizzate, che lavorano, con figli, che lo fanno con un sincero intento di aiutare altre coppie, omosessuali o meno, scegliendo anche chi aiutare. Insomma, non certo uno scenario di sfruttamento come a volte qualcuno pensa, o chiaramente lo condannerei. Inoltre in molti casi mantengono anche un rapporto con la nuova famiglia. Questa cosa, più constatare la loro armonia e la serenità della bambina, mi hanno fatto riflettere e da lì è nata la storia, che vuole solo raccontare e non giudicare.

Una riflessione sul titolo. “La ricerca della felicità” è senza dubbio qualcosa di molto ambizioso. Siamo in fondo tutti sempre alla ricerca della felicità?

Sì, lo siamo tutti, è la molla che ci fa andare avanti. È la realizzazione di un sogno, che sia professionale o sentimentale, non dobbiamo mai smettere di sognare e di cercarla, perché è quello che ci rende vivi.

La solita ultima domanda. Immagina una trasposizione cinematografica del racconto e prova a dare un volto di attori veri ai tuoi protagonisti.

Difficile. Forse Thyago Alves nel ruolo di Simone e Alex Pettyfer in quello di Lorenzo.

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