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Dal Politecnico di Torino al Maria Vittoria una ricerca per combattere gli sprechi alimentari negli ospedali

Redazione Quotidiano Piemontese

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Valorizzare lo spreco trasformandolo in risorsa: con questa sfida aveva preso il via nel 2014 il progetto di tesi del Politecnico di Torino curato dalle Dottoresse Debora Pilati e Serena Zerbinati insieme alla Professoressa Silvia Barbero, docente del Dipartimento di Architettura e Design, con il supporto dell’associazione culturale non profit PLUG.

Da allora è nata una lunga ed interessante collaborazione con la struttura ospedaliera che nel mese di Giugno 2018 ha lanciato il progetto pilota di “ecoalfabetizzazione” finalizzato alla riduzione degli sprechi nella ristorazione collettiva ospedaliera (in particolare, nei reparti di degenza) e la diffusione di validi strumenti cognitivi e pratici per attuare cambiamenti virtuosi.

Destinatari del corso di formazione le categorie professionali preposte alla gestione del cibo all’interno dei singoli reparti ospedalieri, in particolare i coordinatori dei reparti (responsabili delle ordinazioni dei pasti in termini quantitativi e per tipologia) e gli Operatori Socio Sanitari (responsabili della consegna del cibo ai reparti).

Il corso è stato strutturato in 7 edizioni, ed ha visto la partecipazione di 100 discenti provenienti da 16 differenti reparti, inclusi anche alcuni dell’ospedale Amedeo di Savoia di Torino. Il corso ha permesso di approfondire il fenomeno dello spreco alimentare, fornendo ai partecipanti strumenti utili per avvicinarsi alla tematica. Il progetto infatti ha portato alla redazione dell’ “Osservazione Esperta”, ossia l’analisi e il monitoraggio degli sprechi alimentari generati nell’ospedale Maria Vittoria, svolta in relazione ai pasti e al pane distribuiti nei reparti di degenza.

Nel 2017 l’Osservazione Esperta ha registrato uno spreco di circa 6 kg di pane giornaliero, che si traduce in circa 2.100 kg annui. L’obiettivo del corso è stato quindi quello di condividere tali risultati con il personale ospedaliero, al fine di ridurre la quantità di spreco proprio partendo dal pane, l’alimento più semplice da gestire in quanto non sottoposto alla catena del caldo e del freddo. In che modo? Rendendo i partecipanti più consapevoli del fenomeno in questione e suggerendo delle ipotesi di riduzione dei quantitativi di pane personalizzate per ogni reparto, ottenute a seguito dello studio approfondito di ciascuno di essi, tenendo conto del numero dei degenti e delle diverse esigenze. Già a seguito delle prime edizioni, alcuni reparti hanno iniziato a testare i nuovi quantitativi, dimostrando grande sensibilità verso il tema affrontato.

L’ambizione di Debora e Serena, che a Marzo 2017 si sono laureate in Ecodesign, è quella di allargare il progetto al di fuori delle mura del Maria Vittoria, replicando il format anche in tutte quelle realtà, non soltanto ospedaliere (come ad esempio scuole ed aziende), in cui siano previste forme di ristorazione collettiva. La realizzazione di questa iniziativa è stata possibile grazie al supporto del Dottor Paolo Mussano, Direttore Sanitario del Maria Vittoria, della Dottoressa Daniela Ballardini, Dirigente Area Infermieristico–Ostetrica Presidi Ospedalieri e della Dottoressa Giovanna Daniele, Responsabile del Servizio Professioni Sanitarie del Maria Vittoria. Il Dottor Mussano si dichiara particolarmente soddisfatto dei risultati raggiunti: “L’analisi effettuata ha fatto emergere criticità che necessitano di essere modificate, al fine di sviluppare un atteggiamento culturale sostenibile, che tenga conto dell’importanza del cibo quale risorsa vitale da trattare con rispetto e da distribuire con consapevolezza”.

Altrettanto positivo il riscontro di Debora e Serena: “Noi crediamo molto in questo progetto. Riteniamo che sia fondamentale inserire l’educazione ambientale, in questo caso legata al fenomeno dello spreco alimentare, in ambito ospedaliero, vista la dimensione e l’impatto che queste realtà hanno nella nostra società”. La sfida proposta dal progetto di tesi del Politecnico era quella di dimostrare che lo scambio tra ricerca ed esperienza sul campo potesse dare impulso a nuovi modi di gestione delle risorse. I risultati dimostrano una risposta positiva che si auspica possa incrementare le proprie potenzialità nel circuito ospedaliero e negli altri istituti pubblici.

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