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Cronaca

Caso Professor De Luca – Università del Piemonte Orientale: spuntano nuovi documenti

Redazione Quotidiano Piemontese

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Continua il caso del Professor  Giuseppe De Luca, cardiologo dell’Università  del Piemonte Orientale e della vicenda del concorso per un posto di Professore Ordinario in Cardiologia,

Ne abbiamo gia parlato altre due volte. E’ uscito un nuovo articolo sul sito dell’associazione Trasperenza e Merito che porta nuovi elementi alla storia.

Da alcuni recenti accessi agli atti sulla copertura finanziaria del concorso in oggetto, per un posto di Professore Ordinario in Cardiologia, unico concorso nella storia di UNIUPO – come è stato già ricordato – riservato ad esterni, è emerso che tale procedura sarebbe stata bandita in assenza della presupposta copertura finanziaria. Vediamo perché.

Il punto organico utilizzato per tale concorso era stato assegnato al suddetto ateneo da un decreto interministeriale del 2016 (in allegato). Il decreto prevedeva che il 20% di tale punto venisse utilizzato per concorsi riservati ad esterni. Non potendo l’ateneo scorporare un solo punto organico, ha dovuto pertanto destinarlo interamente ad un unico concorso.

All’Art. 2 Comma 1 di questo decreto si fa esplicito riferimento alla scadenza per l’utilizzo delle risorse assegnate per la chiamata del posto (non oltre il mese di Dicembre 2016). L’ateneo, come risulta chiaramente dagli atti, non ne ha fatto uso nel 2016.

In una successiva nota del MIUR (in allegato), venivano fornite alcune indicazioni, a livello generale, in merito all’utilizzo dei punti organico per concorsi relativamente al 2017, nella quale si raccomandava di procedere con la massima tempestività all’utilizzo delle risorse attribuite nel precedente decreto interministeriale, facendo chiaramente riferimento solo all’anno 2017 (le risorse “devono essere utilizzate entro il 2017 per il reclutamento di professori”).

A quanto risulta dalla documentazione, l’ateneo non si è affatto affrettato ad utilizzare il punto organico e la procedura concorsuale si è così ampiamente protratta oltre il 31 Dicembre 2017. Inoltre, il Consiglio di Stato, come abbiamo già segnalato nei precedenti comunicati, aveva accolto l’appello cautelare (poi confermato dalla successiva condanna del TAR Piemonte) presentato dal prof. De Luca, disponendo la sospensione della procedura, ritenuta non adeguatamente motivata. A questo punto l’università anziché sospendere la procedura, con un decreto del luglio 2018, disponeva l’annullamento del precedente decreto rettorale avente ad oggetto il bando di concorso annullato e successivamente il Consiglio di Dipartimento Traslazionale (DIMET) proponeva di bandire un nuovo concorso per il settore scientifico disciplinare MED/11, sempre riservato ad esterni. Tale proposta veniva approvata dal Consiglio di Amministrazione dell’ateneo.

Come si evince dai documenti in nostro possesso, dunque, tale nuova procedura sarebbe stata priva di copertura finanziaria, in quanto le risorse del precedente concorso erano già scadute nel Dicembre 2017, ed in assenza di eventuali proroghe, completamente perse con l’annullamento del primo concorso.

In una successiva delibera del Cda dell’ateneo (in allegato, per l’esattezza al punto 9.6 “Disponibiltà attuale del punto organico”), che conferma peraltro l’assenza di ulteriori proroghe da parte del MIUR per il 2018, si può leggere: “senza dare un ulteriore preciso termine di scadenza” (p. 12).

Quindi a quanto pare, secondo l’ateneo, tali risorse, alla stregua di altre risorse ordinarie cumulabili per tre anni, sarebbero andate a scadenza il 31 Marzo 2019. Come capite, in assenza di una nota ministeriale di proroga di utilizzo oltre il 31 Dicembre 2017, si tratta di una interpretazione che parrebbe priva di fondamento giuridico, visto che il nuovo bando di concorso è stato proposto fuori tempo massimo, almeno per quanto riguarda quella copertura finanziaria. Allo stato attuale, dunque, il concorso sembra privo della formale copertura finanziaria. Oltre a quanto già precedentemente denunciato dal Prof. De Luca, aggiungiamo la nostra pubblica segnalazione che poniamo all’attenzione della Corte dei conti. Ricordiamo inoltre che il MIUR , nel giugno 2019, era stato ampiamente messo a conoscenza di tale anomalia, ed era stato invitato, in qualità di erogatore e controllore dei punti organico, a verificare la correttezza della procedura concorsuale.

Rileviamo altresì che, qualche giorno fa, i primi di agosto (il mese nel quale, in molti atenei italiani, si perpetrano spesso le peggiori iniquità), l’ateneo piemontese ha approvato gli atti del concorso per professore ordinario in oggetto, che, a fronte della mancata forzata partecipazione di De Luca, già prof. associato (e già vincitore di concorso per associato all’ateneo di Torino), ha visto trionfare un ricercatore esterno, in servizio presso l’ateneo dell’Aquila, e che pertanto si trova ribaltato direttamente alla prima fascia e non per gradi.

Alla luce dell’iter di questa lunga e annosa procedura concorsuale, finita nelle aule della giustizia amministrativa ma con chiari profili di rilevanza penale, ci permettiamo di sollevare all’attenzione dell’opinione pubblica anche una ulteriore questione. La finalità del reclutamento universitario dovrebbe essere quella di identificare il miglior candidato: questo vale sempre, ma a maggior ragione se si è destinati alla gestione di una settore clinico estremamente rilevante come la cardiologia. Ricordiamo, infatti, che le malattie cardiovascolari rappresentano la principale causa di mortalità nei paesi occidentali. Ebbene, basta fare una verifica su dati di dominio pubblico per farsi una idea precisa sul curriculum scientifico dei due rispettivi candidati, sia in termini di numero di pubblicazioni (circa 140 vs oltre 300) che di indici bibliometrici (citazioni 10691 vs 14777, Indice di Hirsch, 44 vs 61, i-10 Index 101 vs 244). Ci risulta inoltre che il prof. De Luca sia tra i primi cardiologi interventisti italiani come numero di interventi negli anni 2015-2016 (ben 3000 negli ultimi dieci anni, con una mortalità operatoria dello 0.02%, ed ha eseguito nella sua carriera oltre 2000 angioplastiche primarie, nell’infarto acuto).

Riteniamo, alla luce di quanto detto, che sia stato assolutamente ingiusto e irragionevole, da parte dell’ateneo piemontese, aver tagliato fuori a priori un docente e un medico della qualità e capacità del prof. De Luca, un vero e proprio autogol sulla strada della trasparenza delle procedure e della valorizzazione del merito.

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