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Cronaca

Bambino con la kippah minacciato dai compagni, le reazioni a Torino

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La notizia del bambino di 11 anni preso in giro con frasi antisemite perchè indossava una kippah a Torino hanno sollevato inevitabili polemiche nel capoluogo, anche e soprattutto per la giovane età e la naturalezza con cui i suoi compagni lo hanno apostrofato con gravi minacce.

“Sono sconcertato e amareggiato di fronte all’episodio del bambino ebreo vittima di odiose frasi antisemite e razziste. – dice Daniele Valle, Vicepresidente Consiglio regionale del Piemonte – Esprimo solidarietà e vicinanza a tutta la Comunità Ebraica che è un partner fondamentale del Comitato Resistenza e Costituzione della Regione Piemonte. Certe parole, seppur pronunciate da bambini inconsapevoli della loro gravità, sono il segnale di un antisemitismo e di un razzismo diffuso e pericoloso, un humus che pare sparire per poi tornare ad affiorare come liquida melma carsica, dimostrando che il vocabolario e i luoghi comuni di un tempo che credevano finito in realtà non sono stati del tutto recisi. Ha ragione il presidente Dario Disegni: la risposta sta nella cultura e nell’educazione. Il Comitato Resistenza e Costituzione è da sempre impegnato in attività con le scuole e, insieme ai nostri partner, cerchiamo di utilizzare linguaggi nuovi per trasmettere i valori dell’antifascismo ai più giovani. In tal senso, la prossima settimana, giovedì 2 marzo, insieme alla Comunità Ebraica presenteremo il progetto “Il passaggio del testimone: dalle microstorie alla Storia”. Voglio rivolgere un invito alle famiglie e agli insegnanti dei bambini coinvolti, affinché vengano ad ascoltare, trasformando questo avvenimento in un’occasione di confronto e di crescita per tutti”.

“Se uno solo ha pronunciato frasi offensive, tutti hanno riso, cioè hanno colto senso e significato delle offese e delle minacce, trovandole divertenti. – è il comento di Silvio Magliano, Presidente Gruppo Consiliare Moderati, Consiglio Regionale del Piemonte. – Del brutto episodio è questo uno degli aspetti più preoccupanti: avere la certezza che da qualche parte quei ragazzini hanno imparato a trovare spiritosi ingiurie e insulti e che certe discriminazioni non sono appannaggio del solo passato, neppure nella città di Primo Levi. Tutto questo è fonte di preoccupazione e dispiacere. Ci resta la certezza che l’educazione e lo studio – in famiglia e a scuola – sono il solo antidoto contro le discriminazioni. La nostra totale solidarietà va al ragazzino vittima dell’episodio, alla sua famiglia e a tutta la comunità ebraica”.

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