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Niente Scarmagno, le batterie al litio di Italvot si spostano a Termini Imerese

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Dopo due anni sfuma il sogno di Scarmagno. Era il febbraio del 2021 quando Italvolt annuncia che investirà nel Canavese e realizzerà nell’area ex Olivetti di Scarmagno la prima Gigafactory, un impianto dedicato alla produzione e allo stoccaggio di batterie a ioni di litio. Un’azienda che, quando a pieno regime, sarebbe stata in grado di dare lavoro a 4000 persone, destinata a diventare nel tempo una struttura all’avanguardia in Europa.

Ma, in queste ultime ore il presidente Lars Carlstrom ha deciso di trasferire il progetto nell’ex stabilimento della Blutec di Termini Imerese. Progetti e lavoro per vedere rinascere il polo industriale di Scarmagno andati in fumo.

“Due anni di promesse, contrassegnati di annunci illusori per il territorio canavesano, che si concludono come da tempo si temeva, per un progetto sulla carta mastodontico, ma che si è percepito fin dall’inizio fumoso ed astratto”, così Claudio Desirò, Segretario di Italia Liberale e Popolare, commenta l’annuncio dello spostamento del progetto nell’area di Termini Imerese.

Rispetto ai faraonici annunci iniziali, il progetto è rimasto fermo sulla carta, con le date di inizio lavori procrastinate nel tempo, mentre grossi dubbi si affacciavano sulla fattibilità dello stesso.

“In questi due anni, agli svariati annunci, non ha mai fatto seguito nessun atto concreto. Anzi, il fallimento del progetto gemello, Britishvolt, aveva fatto presagire il non concretizzarsi dell’opera nel nostro territorio”, continua Desirò.

Lo spostamento a Termini Imerese, anch’esso sulla carta in attesa di trovare gli investimenti necessari, ancora non disponibili dopo due anni di messa a terra dell’operazione, pone nuovamente il problema del rilancio di Scarmagno.

“Un sito industriale fondamentale per il rilancio dell’economia del Canavese e di tutto il Piemonte, su cui Regione e Città Metropolitana dovranno sviluppare progetti necessari a recuperarne l’importante valore economico e sociale per il territorio”, conclude Desirò.

Ancora una volta il Canavese, così come il Piemonte, si ritrovano a dover fare i conti con la realtà dei fatti, ben diversa dalla narrazione degli annunci. La concretezza dei progetti, la capacità della concertazione tra i vari attori in gioco, pubblici e privati, e la capacità di ritrovare una visione futura per il territorio, deve essere la priorità dei prossimi mesi e della prossima Giunta Regionale, per riconsegnare al Piemonte il ruolo di locomotiva economica che la storia gli ha sempre consegnato.

I segretari generali di Cisl Piemonte e Torino, Alessio Ferraris e Domenico Lo Bianco, e il segretario generale Fim Torino-Canavese, Davide Provenzano lanciano l’allarme sull’affidabilità di taluni imprenditori e sul rischio che il Piemonte possa rimanere al palo su futuri investimenti industriali.

“In questo momento – affermano i tre segretari Cisl – è importante operare affinché il Piemonte vinca le sfide future e in particolare quelle tecnologiche legate all’automotive e al suo indotto. Stellantis farà le batterie in Molise e l’Hub del riciclo a Mirafiori non potrà certo garantire, sia sul piano quantitativo che qualitativo, livelli occupazionali sufficienti”.

Cisl Piemonte e Torino e Fim Torino chiedono alle istituzioni locali “come pensano di gestire eventuali criticità sul territorio se non si riesce ad attrarre investimenti rilevanti? La notizia dello spostamento di Italvolt in Sicilia sorprende solo in parte. L’investimento, annunciato nel febbraio del 2021, non ha mai visto alcun passo in avanti. Si è intuito che la promessa fatta da Italvolt e annunciata dalla politica locale di 4mila nuovi posti di lavoro era una chimera.

Mancavano contratti con le case automobilistiche e non si capiva come tutte quelle batterie potessero essere collocate sul mercato. Tuttavia si potrebbe pensare che l’investimento, rimanendo in Italia, possa essere accolto con favore, peccato che continuiamo ad essere perplessi sulla serietà dell’imprenditore e segnaliamo il fallimento di Britishvolt in Inghilterra”.

Ferraris, Lo Bianco e Provenzano concludono: “Abbiamo bisogno di rafforzare il settore dell’auto che deve restare centrale nelle politiche di sviluppo della regione e ricercare alternative industriali perché il solo comparto dell’Aerospazio torinese non può bastare.

Il Piemonte rischia di essere schiacciato dentro una morsa, tra il sud Italia che gode di fondi europei dedicati e il nord est che può vantare infrastrutture e competenze maggiori delle nostre. Pertanto, dove ci collochiamo in questa geografia industriale e di sviluppo?

Il rischio, che non vogliamo correre, in particolar modo nel settore industriale, è di essere non primi e neppure ultimi tra le regioni italiane, ma irrilevanti”.

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