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Il ritorno di Edoardo Bennato sul palco del Flowers Festival – FOTO

Milioni di album venduti e primo artista a portare più di 50.000 spettatori allo stadio San Siro

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Collegno – Pubblico delle grandi occasioni al Flowers Festival per il ritorno di una vera leggenda della storia del rock italiano. Edoardo Bennato, EdoEbo, indistruttibile cantautore, bluesman e rocker nostrano.

Tra poco 77 anni, una freschezza invidiabile sul palco, anche se la band che lo sostiene è di spessore assoluto.

Inizia, front of face al suo pubblico, chitarra e armonica, senza fronzoli, “Abbi dubbi”, bisogna sembra averne, parole sue e di infilata “Sono solo canzonette” ed “Il gatto e la volpe”, vere perle del suo sterminato repertorio.

Milioni di album venduti e primo artista a portare più di 50.000 spettatori allo stadio San Siro, in uno dei suoi primi memorabili concerti, dimostra di essere invecchiato bene, come le sue canzoni, più attuali che mai. Da sempre impegnato sui temi sociali e politici, che gli hanno reso la vita a tratti tumultuosa, non ha mai chinato la testa e anche ieri sera ha avuto modo di toccare le coscienze di chi era di fronte a lui.

“Pronti a salpare”, ci ricorda il dramma dei migranti, che per primi furono italiani, “La calunnia” sull’aria del barbiere di Siviglia di Rossini, da lui molto amato, la dedica ad Enzo Tortora, vicenda che segnò profondamente l’Italia degli anni 80. Non manca “Signor Censore”, pezzo di estrema attualità, specie in un periodo in cui l’Italia e l’Europa si trovano sotto le egemonie dei governi nazionalistici.

E poi pezzi come “Mangiafuoco”, “Quando sarai grande”, “La fata”, da quel capolavoro che è il Burattino senza fili.

Tanti brani, per un artista che può davvero attingere ad una serie infinita di successi e ad un repertorio che sembra non aver perso un grammo della freschezza iniziale. Che le cose non siano cambiate, purtroppo, non è un bene, ma cercare di svegliare le coscienze sembra sempre la missione di Edo.

“Feste di piazza”, da tempo non la suonava, “La chitarra”, strumento che gli fu regalato da bambino e soprattutto una sontuosa ed interminabile versione dell’attesissimo “Rock di Capitan Uncino”, chiudono il concerto prima dei bis. E qui arrivano ancora, la struggente “Italiani”, in cui Edo rivendica la semplice bellezza del nostro paese, fuori da una certa retorica.

C’è tempo ancora per “Venderò” e “Un giorno credi”, vere poesie che hanno scandito la sua lunga carriera. Ce ne andiamo sulle note di “Nisida”, perché Nisida è un’isola e nessuno lo sa.

Foto e report Paolo Pavan/QP

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