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Cronaca

Prima donna salvata grazie alla Medicina di genere e al Centro CardioDionna dell’ospedale Mauriziano di Torino

E’ la prima donna ad essere stata salvata grazie al neonato Centro Cardiodonna dell’ospedale Mauriziano di Torino

Alessia Serlenga

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Torino – La Medicina di genere può salvare la vita. E’ la prima donna ad essere stata salvata grazie al neonato Centro Cardiodonna dell’ospedale Mauriziano di Torino. La paziente è stata sottoposta ad una coronarografia con intervento di angioplastica, che era stata indicata come necessaria e salvavita al momento della visita. La donna, di 41 anni della provincia di Torino, diabetica e dislipidemica, era stata visitata presso l’ambulatorio CardioDonna del Mauriziano dopo numerosi anni durante i quali era stata definita “asmatica”. La sintomatologia di mancanza di respiro era peggiorata a tal punto da impedirle il riposo notturno e costringerla seduta di notte. Eppure alla visita pneumologica non era risultato nulla ed era stata invitata a “dimagrire”. Invece la visita effettuata dalla dottoressa Barbara Mabritto nell’ambito del progetto CardioDonna, che fa capo alla Cardiologia del Mauriziano (diretta dal dottor Giuseppe Musumeci), ha evidenziato sia alterazioni elettrocardiografiche sia una severa disfunzione cardiaca con una frazione di eiezione all’ecocardiogramma del 25%. Insomma si è evidenziata una grave malattia coronarica che è stata giudicata non trattabile chirurgicamente per l’esile calibro delle coronarie, diffusamente e criticamente malate.
La coronarografia salvavita è stata effettuata ieri dalla dottoressa Tiziana Claudia Aranzulla con un’équipe completamente al femminile, composta dalle infermiere Luisa Tenerelli ed Alice Marangon e dal tecnico di radiologia Federica Fenoglio. La dottoressa Aranzulla ha quindi eseguito un’angioplastica con impianto di tre stent sull’arteria discendente anteriore, l’arteria principale del cuore. La paziente sarà seguita sempre nell’ambito del progetto CardioDonna con visite di follow-up e verrà monitorato il miglioramento auspicato della funzione cardiaca e completata la rivascolarizzazione.
La paziente, essendo timidissima, ha dichiarato che la possibilità di avere un’équipe tutta al femminile l’ha rassicurata nell’intraprendere questa esperienza, pur essendo consapevole che i medici sono validi indipendentemente dal genere e che in caso di bisogno si deve proseguire l’iter diagnostico-terapeutico anche al di fuori del Progetto, che però offre una coccola in più a chi come lei è molto timida.
Il Progetto CardioDonna, nato al Mauriziano sotto l’egida della Fondazione Mauriziana, è stato fortemente voluto dalla Presidente Andreana Bossola e pienamente sostenuto dalla Direzione generale (dottor Maurizio Dall’Acqua) e sanitaria (dottoressa Maria Carmen Azzolina. Viene condotto presso la divisione di Cardiologia dell’ospedale Mauriziano (diretta dal dottor Giuseppe Musumeci) e ha come responsabile della parte clinica la dottoressa Mabritto e della parte interventistica la dottoressa Aranzulla. Un Centro di cardiologhe donne dedicato alle donne e alle loro cardiopatie. Offre un percorso specificamente dedicato alle giovani donne in età fertile nella fascia di età dai 30 ai 50 anni. Il Centro sarà gestito da medici ed infermiere donne in modo da garantire l’ascolto da parte di donne e la dovuta sensibilità e riservatezza nell’esecuzione di esami e procedure che implichino la nudità del torace. Le donne tra i 30 e i 50 anni, proprio quelle che non vengono generalmente considerate pazienti cardiologiche, possono avvalersi della visita cardiologica, dell’ecocardiogramma e, se necessario come in questo caso, di procedure interventistiche. Già numerose donne hanno beneficiato della visita per individuare problemi non diagnosticati, come il caso di una paziente di 30 anni, ipertesa dall’età di 14, cui è stata adesso diagnosticata una coartazione aortica. Tutto sempre in un ambiente rispettoso della privacy e della delicatezza della donna, che viene curata da altre donne esperte nel settore.
Al di là dell’attenzione alla sensibilità individuale emerge ancora una volta come la diagnosi di cardiopatia nelle giovani donne sia tardiva e spesso i sintomi siano etichettati con altre patologie, esponendo a gravi rischi le pazienti. Ora la paziente appena operata è salva.

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