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La Lega chiede azioni su Askatasuna: lo sgombero del centro sociale torinese al centro del dibattito

Intervento del ministro dell’Interno e posizione del Carroccio su centri sociali illegali e ordine pubblico

Caterina Malanetto

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TORINO – La Lega esprime preoccupazione sulla sicurezza e sollecita energicamente lo sgombero di Askatasuna di fronte al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Durante un evento organizzato dal Carroccio sulla sicurezza presso Casa Teatro Ragazzi, in vista delle elezioni regionali ed europee, diversi intervenuti chiedono misure drastiche per l’edificio in corso Regina Margherita. Anche il sottosegretario Nicola Molteni afferma con determinazione che la Lega non permetterà mai la legalizzazione di centri sociali illegali.

Il tono dell’incontro è evidenziato dagli interventi come quello della deputata Elena Maccanti, che considera la “legalizzazione di Askatasuna” una “ferita aperta per la città di Torino”. Sottolinea che non è accettabile che Askatasuna diventi un bene comune e insiste sullo sgombero. Allo stesso modo, il collega Alessandro Benvenuto afferma che la Lega rappresenta il voto decisivo per la sicurezza e la soluzione dei problemi. Rivendica il ruolo della Lega nell’introduzione dei militari a Barriera, lanciando un messaggio a Fratelli d’Italia, con cui esiste una rivalità nel centrodestra riguardo all’ordine e alla legalità.

La risposta di Piantedosi

Il responsabile del Viminale sceglie le parole con cautela, mantenendo un profilo istituzionale e affermando che è una questione locale da gestire localmente, con un dialogo in corso tra sindaco, forze dell’ordine e magistratura. Il centro sociale si trova su un terreno comunale, che sarà il fulcro della valutazione e delle azioni da intraprendere.

Inoltre, Piantedosi conferma l’invio di 1.800 militari aggiuntivi in diversi luoghi a livello nazionale e afferma che questa strategia sarà mantenuta. Sullo sfondo, viene accennata brevemente l’inchiesta Echidna che sta agitando il Pd piemontese. Tuttavia, a Torino non sono previsti ispettori ministeriali, diversamente da quanto accaduto a Bari. Il ministro dell’Interno suggerisce di evitare commenti pubblici su questi casi in corso, poiché sono sotto l’analisi delle autorità competenti.

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