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Cultura

L’arte di Greg Goya arriva al Museo del Cinema: “Un sogno che si realizza”

Dall’1 al 13 maggio i visitatori potranno interagire con l’arte di Greg

Alessia Serlenga

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TORINO – “Quando ero bambino – ci racconta Greg Goya, 25 anni – volevo fare l’artista. Uno di quelli che dipinge le tele e le espone nei grandi musei. Davanti alle cui opere la gente si ama, si bacia e piange. Forse per questo ho iniziato a dipingere sui muri di casa mia e non ho mai smesso: ho dipinto 99 opere di quest’arte che ci piace chiamare fast art, per le strade di Torino”.

Un cubo allestito nell’Aula del Tempio ospita l’opera numero 99 e numero 100, dell’artista torinese diventato famoso per avere riempito con le sue opere le strade di Torino, raccontando gli stati d’animo di una generazione perduta tra social network e app d’incontri.

Per cosa hai pianto l’ultima volta?” Con questa prima domanda Greg Goya accoglie i visitatori del museo.
Una tela di 120 cm x 80 cm dallo sfondo rosso, al centro una ragazza che piange circondata da occhi.

Il tema è della tristezza e del pianto, racconta la storia di un addio – spiega l’artista -. Un soggetto riceve un addio e vuole piangere, ma le lacrime che ha non gli bastano. Quindi dipinge più di cento occhi per oltre cento lacrime. Più di 200 persone hanno risposto alla domanda. La tela è un innesco per iniziare, il resto dell’opera viene fatta dai partecipanti che la riempiono con le loro emozioni. Le tele in tutto saranno sei e racconteranno una storia d’amore, dal primo bacio alla nostalgia per tornare all’addio. Saranno in mostra in altre zone d’Italia ma ci tenevo che la prima tela fosse a Torino, la mia città è dove tutto è iniziato”.

Che film ha cambiato il tuo modo di vedere la vita?” È la domanda della seconda opera.

Sulle tre facciate del cubo, l’artista ha realizzato delle strisce di pellicola cinematografica. Negli spazi vuoti le persone possono citare il proprio film.

Il direttore del Museo Nazionale del Cinema Domenico De Gaetano racconta:

Quando una mia giovanissima amica mi ha fatto vedere le performance artistiche di Greg ho subito pensato che fossero molto cinematografiche e profonde. Così l’ho chiamato!”.

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