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Al San Luigi di Orbassano la sala operatoria diventa una pista di decollo: la nuova Recovery Room ha potenziato gli interventi chirurgici

Più efficienza, sicurezza e fino al 20% in più di operazioni: con la nuova Recovery Room, l’ospedale di Orbassano segna una svolta nell’organizzazione del percorso chirurgico

Gabriele Farina

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ORBASSANO – All’ospedale San Luigi Gonzaga la sala operatoria prende il volo. Dal 1° marzo è entrata in funzione la nuova Recovery Room, la cosiddetta “sala del risveglio”, pensata per trasformare il percorso chirurgico in un sistema più fluido, sicuro ed efficiente. Una vera e propria pista di decollo e atterraggio per i pazienti, che consente di alleggerire i tempi di attesa e aumentare fino al 20% il numero degli interventi chirurgici.

Con otto posti letto dedicati ai pazienti in entrata e uscita dalla sala operatoria, la Recovery Room permette di snellire le procedure, offrendo uno spazio specializzato per le fasi più delicate: l’induzione dell’anestesia e il risveglio post-operatorio. Due nuovi blocchi operatori completano il potenziamento, che a regime, dal 1° maggio, porterà da 24 a 28-30 pazienti operati al giorno.

«Così come in aeronautica il decollo e l’atterraggio sono momenti critici del volo – spiega Davide Minniti, Direttore Generale del San Luigi – anche in chirurgia l’ingresso e l’uscita dall’anestesia richiedono attenzione massima e risorse dedicate. La Recovery Room risponde a questa esigenza clinica, migliorando le performance dell’intero processo».

L’intervento è stato reso possibile grazie a un investimento di circa un milione di euro, finanziato dalla Regione Piemonte con fondi FSC – Fondo per lo Sviluppo e la Coesione. «Una spesa che comprende lavori, arredi, attrezzature e spese tecniche – precisa l’assessore regionale alla Sanità, Federico Riboldi – e che dimostra come si possano ottimizzare tempi e risorse garantendo qualità ed efficienza. È questa la direzione di una sanità pubblica moderna».

Una sala per i casi più complessi

La Recovery Room è operativa 12 ore al giorno, con un’équipe sanitaria dedicata: un anestesista e due infermieri per ogni turno, oltre al personale già presente nelle sale. Vi transitano tutti i pazienti in ingresso in sala operatoria e circa il 75% di quelli in uscita. Particolare attenzione è rivolta ai pazienti più fragili o complessi, come quelli oncologici o con rischio anestesiologico medio-alto.

Nel pre-operatorio (il “check-in del volo”) si effettuano monitoraggio dei parametri vitali, anestesia locale e preparazione all’intervento. Nel post-operatorio, invece, si controlla la stabilità clinica, il dolore e gli effetti dell’anestesia.

«Questa nuova area libera la sala operatoria dalle attività accessorie – aggiunge Salvatore Di Gioia, Direttore Sanitario – aumentando il ritmo degli interventi, riducendo le liste d’attesa e consentendo ai reparti di ricevere pazienti già stabilizzati».

Una squadra multidisciplinare al centro del progetto

La nuova organizzazione coinvolge 30 anestesisti, 25 infermieri (tra anestesisti e strumentisti) e 12 operatori socio-sanitari, coordinati da figure di riferimento come Gabriele Agati (responsabile delle Sale operatorie), Lorenzo Odetto (responsabile del Percorso chirurgico Lean), Rachele Gatti (responsabile infermieristica del Dipartimento Chirurgico), ed Elisa Marchisio e Rosanna Manna (coordinatrici infermieristiche di sala).

Un lavoro di squadra che rende il San Luigi un esempio virtuoso di innovazione organizzativa in sanità, dove efficienza e umanizzazione del percorso chirurgico viaggiano nella stessa direzione.

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