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I precari dell’Università scioperano bloccando l’ingresso al Castello del Valentino a Torino
Protesta al Castello del Valentino contro tagli, precarietà e spese militari. A rischio 2.200 posti di lavoro nell’università piemontese

TORINO – Anche a Torino come in tutta Italia i precari dell’università, un universo affollato di dottorandi, borsisti, ricercatori, ma anche quei lavoratori che effettivamente mandano avanti l’università, si sono ritrovati di fronte ai cancelli del Castello del Valentino, sede della facoltà di Architettura e Urbanistica del Politecnico, per protestare.
Lo slogan è “Contro tagli, guerra e precarietà. Sciopero generale dell’Università” che riassume il manifesto delle Assemblee Precarie Universitarie.
“Oggi scioperiamo contro un governo che precarizza ogni forma di lavoro, dentro e fuori l’università, che taglia il welfare e i servizi mentre aumenta la spesa militare, promuove il progetto Rearm Europe e favorisce la produzione e l’export di armi, anche a partire dall’università” – dichiarano gli organizzatori della protesta.
Con il Pnrr sono rientrati molti “cervelli” che ora rischiano di non trovare un posto al termine dei contratti. In Piemonte sono 2.200 i precari in questa situazione.
“Se il governo non cambierà idea si troveranno licenziati a fine anno, sono 2.200 posti di lavoro in meno nell’intelligenza, quell’intelligenza su cui si fa molta retorica e molti annunci ma che poi si traduce in un impoverimento, in un aumento dei costi per studiare l’università, in una difficoltà a studiare, perché senza questi giovani l’università si ferma. Non lasciamoli soli, difendiamo il lavoro e non facciamo fuggire i nostri giovani da questo Paese” osservano Giorgio Airaudo, segretario generale Cgil Piemonte e Federico Bellono, segretario generale Cgil Torino.
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Ardmando
12 Maggio 2025 at 20:05
Non passa giorno senza che la sinistra e i suoi accoliti non si rendano ridicoli con manifestazioni-farsa che sono sempre e solo un attacco illegittimo al Governo. Per fortuna il Governo pensa a governare e non si fa ricattare da quattro sfigati morti di fame.