IntervisteTorino
Cristina Seymandi racconta come sopravvivere agli insulti sui social: Antifragile si diventa
L’intervista con Cristina Seymandi

TORINO – Probabilmente ricorderete la vicenda che suo malgrado rese Cristina Seymandi nota in tutta Italia. Era la sera del 27 luglio 2023 e la sua festa di compleanno si trasformò in un incubo, che crebbe in maniera esponenziale nelle settimane seguenti. L’allora fidanzato al momento del brindisi lesse pubblicamente una lettera in cui divulgava fatti strettamente privati e annunciava la fine della loro relazione. Alcuni dei presenti (che attendevano invece l’annuncio del matrimonio) ripresero in video la scena e la pubblicarono sui social. In un attimo il video fece il giro del Paese, rovesciando su Cristina Seymandi una valanga di insulti e accuse. Quasi nessuno stigmatizzò il comportamento dell’uomo, che rese pubblico un fatto privato, quasi nessuno stigmatizzò il comportamento di chi pubblicò sui social un video di una serata privata. Lo stesso o quasi accadde sui giornali. Due protagonisti piuttosto noti della “Torino bene”, della borghesia cittadina, che diventano (anche per questo) personaggi di una narrazione senza pietà alcuna.
L’introduzione era d’obbligo perchè da questo fatto traumatico nasce Antifragile si diventa, il libro che Cristina Seymandi ha pubblicato per Cairo Editore. Non si tratta di un libro che riprercorre la vicenda o racconta il punto di vista dell’autrice su quanto accaduto. Non si tratta di un libro di spiegazione. La vicenda è il punto di partenza per raccontare invece come Cristina Seymandi sia diventata carne da macello sui social e sui giornali, vittima di un racconto senza filtri e senza pietà. E di come sia riuscita ad uscire da questa situazione, diventando “antifragile”.
Si tratta anche di una sorta di autobiografia in cui l’autrice racconta il primo grosso dramma che ha segnato la sua vita (la morte della sorella), la sua vita lavorativa e il suo impegno perla Città di Torino. Sono i capitoli iniziali, che servono a delineare e comprendere il personaggio prima di arrivare al dunque, alla vicenda del matrimonio saltato (che non viene approfondita) e “al dopo”, agli insulti, alla reazione di Seymandi e alla rinascita.
L’intervista con Cristina Seymandi
Questo libro nasce da “quella sera” ma non è il racconto di quel momento, quanto piuttosto il racconto di come sei riuscita a superare le settimane che seguirono quel momento. Cosa successe nei giorni successivi la diffusione del video?
Dopo la diffusione del video da parte di un mediocre giornale on line, lo stesso video fu ripreso da siti di gossip e diffuso in tutti i canali social. Tanti e tanti si sentivano in dovere di dare sentenze prive di senso sulla mia vita privata. Iniziai a ricevere messaggi e richieste da Germania, Francia, Inghilterra, Spagna e Grecia. Il video aveva attraversato i confini, arrivando a giornali come Times, Mirror, El País.
Il video era stato tradotto e sottotitolato in ogni parte del mondo. C’era chi mi offriva consigli sentimentali o pro-fessionali, chi mi incoraggiava, chi mi denigrava. A volte erano frasi ag-gressive, violente, piene di giudizi sommari, spesso arrivavano da parte di altre donne. Blateravano senza sapere. Il silenzio mi è sembrato la reazione più saggia. Perché mai avrei dovuto dar conto a chi non conoscevo?
Dopo la valanga di insulti ricevuti sui social decidesti di denunciare chi ti aveva violentemente aggredita online. Come andò la vicenda di quelle denunce?
Ho sporto denuncia verso gli utenti che avevamo emesso giudizi ed insulti diffamatori.
Eppure, con mio grande sgomento, il Pubblico ministero incaricato di accertare il reato di diffamazione, lo scorso dicembre, ha proposto l’archiviazione delle denunce perché “nel mondo di oggi non si può pretendere sui social tonimisurati o eleganti e le mutate condizioni della società rendono più ac-cettabile il fatto che si commentino in pubblico i fatti della vita privata delle persone, anche con toni sarcastici, ironici, aggressivi o inurbani». Con i miei avvocati ci siamo opposti e siamo andati in appello. La ri-chiesta di archiviazione è stata respinta e le indagini contro i miei “persecutori virtuali”, li ho chiamati così, possono continuare.
Il centro del libro è però senza dubbio la tua reazione agli eventi, la capacità di diventare “antifragile”. Cosa intendi con questo termine?
Per definire il mio modo di reagire agli eventi imprevedibili della vita ho scelto la parola «antifragile», coniata dal filosofo e matematico Nicholas Taleb, ovvero un approccio costruttivo ogni volta che la vita timette davanti a un dolore. Nel senso di non opporsi con forza a ciò che di improvviso e negativo può capitarci, ne’ tanto meno un atteggiamento resiliente, di adattamento, ma di cercare nel superare questi momenti un’ opportunita, una crescita personale.
Ritieni che la posizione piuttosto pubblica tua e del tuo allora compagno ebbe un ruolo nell’amplificare la faccenda?
No, direi di no. All’ epoca ne’ io, ne’ lui eravamo persone la cui vita era di interesse pubblico.
Cosa consigli a chi (e purtroppo i casi sono molto frequenti) si trova con un momento doloroso della propria vita privata diffuso pubblicamente ovunque?
Ho capito che le crisi sono seconde nascite, la vita è una cosa meravigliosa. Bisogna andare avanti e non pensare alla vendetta. Sono ottimista, possibilista. Non ho mai avuto tanti contatti e tanti amici come ora. Consiglierei di non preoccuparsi del giudizio degli altri, che peraltro quando è volgare, pesante definisce chi lo emette non chi lo riceve.
Consiglio di lavorare su se stessi per capire se si sta seguendo la strada giusta se veramente ciò che stiamo perseguendo sono i nostri sogni o ciò che gli altri vorrebbero da noi. Di scegliere la propria libertà, anche se questa costa sacrifici e rinunce, ma alla fine appaga sempre essere fedeli innanzitutto a sé stessi.
“Antifragile si diventa” si chiude con un decalogo di consigli per anime fragili. A chi è indirizzato?
È indirizzato a tutti coloro che mi hanno scritto giovani e meno giovani, uomini e donne che in modo molto intimo mi hanno raccontato le loro vite e le loro fragilità nel mezzo di crisi dovute a motivi diversi: a vicende simili alla mia dove sono stati accusati pubblicamente, oppure amori non felici, situazioni che li hanno portati ad isolarsi o in depressione. Ho riflettuto su queste situazioni e ho cercato loro di dare un piccolo decalogo di atteggiamenti che ho sperimentato nella mia vita da sempre e che mi hanno permesso di mantenere la mia serenità anche in momenti molto difficili.
Se non puoi cambiare le cose puoi cambiare il tuo atteggiamento nell’ affrontarle.
Iscriviti al canale Quotidiano Piemontese su WhatsApp, segui la nostra pagina Facebook e continua a leggere Quotidiano Piemontese
