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Chiude il Capolinea n. 8, tempio torinese del jazz: addio a un pezzo di storia

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Torino – Dopo mezzo secolo di musica e ricordi, il Capolinea n. 8 chiude per sempre il prossimo 24 maggio. La birreria di via Maddalene 42 bis è stato ben più di un semplice locale: era un luogo dell’anima, un faro jazzistico nella periferia nord della città.

Nato nel 1975, il Capolinea,  chiamato così perché all’epoca proprio lì finiva la corsa il tram numero 8 , divenne rapidamente uno dei centri nevralgici della scena musicale torinese. Il merito fu soprattutto del fondatore, Michele Armenise, instancabile e appassionato, che seppe trasformare quel piccolo spazio quasi angusto in un’autentica mecca del jazz.

Sul piccolo palco, quasi improvvisato, si sono alternati nel tempo i nomi più importanti del panorama jazzistico italiano e internazionale. Da Enrico Rava a Massimo Urbani, da Amahad Jamal a Cedar Walton, passando per Mino Cinelu e niente poco di meno che Chet Baker. E poi i maestri locali come Dick Mazzanti, Gianni Negro, Franco Mondini e l’indimenticato Gianni Basso, che da Asti veniva spesso a suonare- Era un miracolo, il Capolinea. Un’esperienza irripetibile, più che un locale: un posto dove si respirava passione, arte e improvvisazione, in un’epoca in cui la musica dal vivo era ancora avventura e scoperta.

La fine dell’età dell’oro arrivò sul finire degli anni Ottanta, quando Armenise decise di cambiare vita, passando il testimone al fratel. Da quel momento, il Capolinea cambiò pelle. Continuò a vivere, tra alti e bassi, concerti e gestioni diverse, ma l’epoca d’oro era ormai alle spalle. La formula “birra & musica” iniziava a tramontare e i nuovi artisti puntavano ad altri palcoscenici.

Eppure, nonostante tutto, il Capolinea ha resistito. Per decenni ha continuato a raccontare la sua storia con ostinazione, mantenendo viva, almeno in parte, la memoria di quello che era stato. Fino all’annuncio di fine maggio quando si spegneranno definitivamente le luci.

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