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Responsabile del mercato europeo Imparato: Stellantis potrebbe essere costretta a chiudere alcuni stabilimenti in Italia
Lo stabilimento Stellantis di Atessa rischia la chiusura. Senza incentivi per l’elettrico, sanzioni UE e tagli alla produzione sono dietro l’angolo

CHIETI – Il futuro dello stabilimento Stellantis di Atessa (Chieti), fiore all’occhiello della produzione europea di veicoli commerciali leggeri, è oggi più incerto che mai. A lanciare l’allarme è stato Jean-Philippe Imparato, responsabile per il mercato europeo del gruppo automobilistico, durante gli Stati Generali dell’Energia alla Camera dei Deputati.
Le parole del manager sono state nette: “Entro fine 2025, senza significativi correttivi alle attuali normative europee, Stellantis potrebbe trovarsi costretta a chiudere alcuni stabilimenti in Italia”. Tra questi figura proprio Atessa, impianto strategico per la produzione dei van Fiat Professional, ma oggi sotto pressione per i nuovi standard ambientali dell’Unione Europea.
Sanzioni UE e obiettivi irraggiungibili: la posizione del gruppo
Il gruppo rischia infatti sanzioni fino a 2,5 miliardi di euro nel triennio 2025-2027 qualora non riuscisse a rispettare i nuovi limiti alle emissioni di CO₂, che dal 2025 impongono una media inferiore a 93,6 grammi per chilometro. Un obiettivo che, secondo Imparato, appare oggi fuori portata senza un deciso raddoppio delle vendite di veicoli elettrici – quota BEV ferma al 5% in Italia – e un sostegno strutturale da parte dello Stato.
“Servono incentivi forti e una rete di ricarica capillare”, ha spiegato Imparato. In assenza di interventi, Stellantis sarà costretta a ridurre drasticamente la produzione dei veicoli con motore a combustione interna (ICE), con impatti pesanti sugli stabilimenti meno orientati all’elettrificazione o logisticamente svantaggiati.
Atessa, pur beneficiando di agevolazioni parziali previste per i veicoli commerciali, è oggi uno degli impianti sotto osservazione anche per via dell’elevato peso medio dei veicoli prodotti, che incide negativamente sui parametri emissivi.
Crisi industriale, Saraceni (UGL): “La situazione è grave, ma va affrontata con responsabilità”
Alla preoccupazione industriale si aggiunge la tensione tra le organizzazioni sindacali. In una nota, Giuseppe Saraceni, segretario provinciale di UGL Metalmeccanici Chieti Pescara, ha commentato: “La crisi del settore automotive in Italia è evidente, ed è dovere del sindacato affrontarla in modo serio e concreto. Non basta denunciare: bisogna anche costruire soluzioni insieme alle controparti”.
Saraceni ha ricordato che l’UGL, insieme a tutte le altre sigle sindacali presenti in azienda (eccetto FIOM CGIL), ha firmato l’accordo dell’11 giugno per la fuoriuscita volontaria e incentivata di 402 lavoratori dallo stabilimento di Atessa. “È stata una scelta difficile, ma condivisa per tutelare i lavoratori attraverso incentivi economici e su base volontaria”, ha precisato.
Il nodo Atessa e il futuro incerto del comparto industriale
Il caso di Atessa rappresenta oggi il simbolo delle difficoltà di un’intera filiera produttiva alle prese con la transizione ecologica imposta dall’UE. L’alternativa delineata da Stellantis è chiara: o l’Italia accelera sull’elettrico con politiche pubbliche più decise, oppure sarà costretta a cedere quote di produzione e posti di lavoro.
Nel frattempo, le parti sociali attendono un segnale dalla dirigenza aziendale. “Ci aspettiamo che Stellantis convochi al più presto le organizzazioni sindacali per chiarire le intenzioni emerse dalle parole di Imparato”, ha concluso Saraceni.
Foto di Alexander Migl – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=67562369
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