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120 computer rigenerati alle Case di quartiere e le associazioni di Torino da Iren

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TORINO – Sono stati consegnati questa mattina a Torino 120 computer rigenerati del Gruppo Iren, destinati alla Rete delle Case del Quartiere e a numerose associazioni attive sul territorio cittadino. I beneficiari sono stati individuati dall’azienda in collaborazione con la Città di Torino, con il coordinamento di Eduiren, il settore educational del gruppo.

La distribuzione dei dispositivi è avvenuta alla presenza dell’assessora comunale alle Politiche educative e giovanili Carlotta Salerno, del presidente della Circoscrizione 6 Valerio Lomanto, della direttrice Tecnologie e Sistemi Informativi di Iren Maria Greco e di Erika Mattarella, direttrice della Casa del Quartiere Bagni Pubblici di via Agliè.

I computer consegnati provengono da un processo di rigenerazione che consente di prolungare la vita di apparecchiature ancora funzionanti, riducendo la quantità di rifiuti elettronici e il consumo di nuove risorse. Una pratica che si inserisce nelle politiche di riuso e riciclo promosse dall’azienda.

I dispositivi saranno utilizzati per sostenere attività educative, sociali e culturali, in particolare iniziative di supporto allo studio e di facilitazione digitale, soprattutto nei quartieri più fragili come Barriera di Milano, dove sono già attivi progetti condivisi tra il Comune ed Eduiren.

L’iniziativa rientra nel progetto “C’è un futuro nei RAEE”, con cui il Gruppo Iren promuove il recupero e il riutilizzo dei rifiuti elettronici nei territori in cui opera. Tra i destinatari figurano diverse Case del Quartiere torinesi, tra cui Barrito, Cecchi Point, Bagni Pubblici di via Agliè, Cascina Roccafranca e Casa del Quartiere San Salvario, oltre a una fitta rete di associazioni impegnate in ambito educativo, sociale e interculturale.

Secondo l’assessora Salerno, la consegna dei computer rappresenta “un sostegno concreto al diritto allo studio e all’accesso alle competenze digitali”, oltre a un contributo alla riduzione del divario tecnologico. Per Maria Greco, l’operazione dimostra come il riuso delle apparecchiature possa trasformare un problema ambientale in una risorsa utile per il territorio.

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