CronacaTorino
Omicidio Musy, Furchì in aula: “Il vero attentatore è ancora libero. Non sono io”
Francesco Furchì, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Alberto Musy, continua a proclamarsi innocente. In aula la ricostruzione dell’attentato del 2012.

TORINO – “Il vero attentatore è ancora in giro e ha attentato alla vita di Musy. Non sono io.” Con queste parole, Francesco Furchì è tornato a dichiararsi innocente in aula, nonostante la condanna definitiva all’ergastolo per l’omicidio di Alberto Musy, avvocato, professore universitario e consigliere comunale torinese, vittima di un agguato il 21 marzo 2012 davanti alla sua abitazione.
Dopo mesi di coma e una lunga agonia, Musy è morto nell’ottobre 2013, mentre il processo contro Furchì era già in corso. L’accusa è così passata da tentato omicidio a omicidio volontario.
Durante il dibattimento sono stati ascoltati investigatori, esperti e testimoni che hanno contribuito a costruire il quadro accusatorio contro Furchì. Tra questi anche Pier Giuseppe Monateri, collega universitario della vittima, che non ha mai testimoniato apertamente ma il cui biglietto anonimo, gettato in un cestino e recuperato dagli inquirenti, ha contribuito alle indagini.
Secondo la procura, anche alcune frasi pronunciate da Furchì a un compagno di cella e conversazioni intercettate con conoscenti avrebbero confermato la sua responsabilità. Tuttavia, l’arma del delitto non è mai stata ritrovata, alimentando i dubbi della difesa, che ha sempre sostenuto la mancanza di prove decisive.
Momenti di forte emozione sono stati vissuti in aula durante le dichiarazioni della sorella di Musy e della moglie Angelica, che hanno ricordato il dramma familiare vissuto in quei giorni.
Nonostante la linea difensiva basata sull’assenza di riscontri diretti, la corte ha confermato la condanna al carcere a vita, oggi definitiva.
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