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Economia

Sulla questione-Fiat il vero flop della politica

Franco Borgogno

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Il pessimo stato della politica italiana è evidenziato magistralmente dallo sviluppo della questione Fiat. La politica dovrebbe interloquire con il mondo dell’economia, dovrebbe rappresentare gli interessi dei cittadini, dovrebbe impostare le basi (legislative, fiscali, ecc…) per lo sviluppo economico di un Paese. Qui, in Italia, succede nulla o quasi di tutto questo.Termini Imerese, Pomigliano, poi Mirafiori: non c’è mai stata reale discussione tra la politica e l’impresa. Non c’è mai stata trattativa. Intendiamoci: possiamo anche dire che tutti quei passaggi fossero inevitabili, ma un Governo chiede di conoscere il piano complessivo, lo discute, vede se può/vuole trattare qualche variazione per tutelare i propri interessi (ovvero dei cittadini). L’azienda, via via più forte, dice “o così o niente”. E ogni volta, visto che non trova resistenza, sposta il confine, rilancia. Dopo Pomigliano, tutti avevano ‘rassicurato’ che “lì era necessario, in effetti la situazione era insostenibile, ma poi basta, gli altri stabilimenti sono ok…”. C’era chi diceva “Torino non è Pomigliano, non c’è bisogno di accordi speciali” (Cota), poi si è affrettato a benedire l’accordo speciale… Il sindaco Chiamparino ogni volta sbotta “(Marchionne) Mi deve chiarire questa cosa, esigo spiegazioni…”. Poi, evidentemente, i chiarimenti sono esaustivi, perchè il sindaco non ribatte più, anzi parteggia per le ‘ricette’ Fiat.

Il Governo è più coerente: si disinteressa totalmente della questione, plaude periodicamente alle scelte di Marchionne evitando qualunque intervento/discussione. Secondo voi, in quale Paese del mondo nessun rappresentante dell’esecutivo apre bocca in presenza dell’a.d. della più grande azienda del Paese che annuncia serenamente “fra due-tre anni potranno spostare la sede negli Usa”? Da nessuna parte, ovviamente.

Marchionne fa i propri interessi. Non entriamo nel merito dell’accordo di Mirafiori. Ammettiamo anche che sia un ottimo accordo. Ma non era quello il punto chiave? Fatta quella svolta, non era tutto a posto e si passava agli investimenti? Nel nostro piccolissimo, ci siamo chiesti come mai nessuno parlasse più dell’investimento, del futuro. La risposta era: è scontato, ora iniziano a programmare. Avevamo dubbi. Che ci sembrano confermati.

Ora, di nuovo, si scatenano i pompieri, per tentare di spegnere l’incendio di preoccupazione acceso dalle dichiarazioni di Marchionne. Sono gli stessi che facevano i pompieri dopo Pomigliano. E dopo Mirafiori. Tutti a interpretare e ‘tutelare’ Marchionne. Ma non possono difendersi e spiegarsi da soli, Fiat e Marchionne? Un interlocutore non dovrebbe chiedere risposte e fatti? Nessuno si sente preso in giro? Ogni volta, Marchionne sottolinea che in Italia ‘c’è troppa politica’, quasi a provocare irridendo: ditemi qualcosa? E la minaccia funziona: nessuno alza la testa. Nessuno prende alcuna iniziativa. Forse sarebbe ora di iniziare. Pensiamo a un normale rapporto in cui ciascuno fa la propria parte: Marchionne fa di tutto per valorizzare al massimo gli interessi dell’azienda, i politici fanno di tutto per difendere gli interessi del Paese, i sindacalisti fanno di tutto per difendere gli interessi dei lavoratori.

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