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Economia

Quanta Italia dipende da Gheddafi… Da Unicredit alla Juve, cosa succederà ora?

Redazione Quotidiano Piemontese

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Chi apre un giornale in questi giorni, uno qualsiasi… scopre che in Libia sta succedendo il finimondo. Anzi, prima di tutto scopre che c’è una Libia scontenta, tanto da arrivare alla rivolta. Perchè per l’italiano medio quel Paese è stato ed è spesso solo quel buffo uomo folkoristico che quando viene a trovare il suo amico Berlusconi dorme e riceve ospiti nella tenda beduina a Villa Pamphili. Circondato da cammelli, cavalli e belle donne. Eppure, in Italia, la Libia c’è anche se non si vede e a ben guardare la rete di intrecci economici che il raiss ha nell’economia del nostro paese, i giornali dovrebbero parlarne tutti i giorni. È ben radicata a tutti i livelli e i disordini che in questi giorni la sconvolgono – mentre scriviamo i morti sono oltre 230 – potrebbero avere ripercussioni forti nell’economia italiana. Infatti, caso unico nell’occidente, il nostro Governo è l’unico a non avere ancora condannato il comportamento del potere libico nei confronti della protesta.

Ecco alcuni degli effetti già visibili: oggi Piazza affari ha lasciato sul terreno il 3,37% anche a causa della forte flessione dei titoli Gheddafi-Sensitive, ovvero: Eni -5,01% è il maggiore investitore italiano in Libia. I giacimenti libici rappresentano circa il 14% della produzione di gas e petrolio di Eni, pari a circa 245 mila barili, il gruppo italiano di idrocarburi del paese nord-africano. E’ di oggi la decisione di avviare il rimpatrio dei famigliari e dei dipendenti non attualmente impegnati e indispensabili alle lavorazioni, anche se – specifica Eni in un comunicato – al momento non si ravvisa alcun problema agli impianti e alle strutture operative. Le attività proseguono nella norma senza conseguenze sulla produzione”.

Unicredit (-5,60%), la Libia ha il 7,2% del capitale del gruppo bancario di Piazza Cordusio.

Impregilo -6,01%, ha commesse per oltre 1 miliardo di euro Ansaldo Sts -4,72% ha commesse complessive per 788 milioni di euro.

Prysmian -2,44%, commesse per circa 35 milioni di euro.

Trevi -2,7% che sta lavorando a progetti edilizi a Tripoli.

Finmeccanica -2,40%, di cui il fondo sovrano libico detiene il 2% e che ha commesse dirette attraverso le controllate Augusta-Westland ed Alenia.

Retelit -3,70%, dove la Lptic (l’azienda di poste e telecomunicazioni della Libia) ha una partecipazione del 14,7%.

Fiat -3,88%, dove la Lafico, una delle finanziarie libiche dovrebbe avere ancora una partecipazione inferiore al 2%, anche se del tutto ininfluente sul business e sulle scelte del Lingotto.

Batosta anche per la Juventus (-3,06%) di cui la Libia detiene il 7,5% del capitale, anche se in questo caso le cause potrebbero essere più ravvicinate e tutte imputabili alla sconfitta per 2-0 ieri contro il Lecce.

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