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Cultura

Quando il cinema va a scuola

Davide Mazzocco

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Essere e avere, Elephant, L’onda, La classe sono solo i titoli più significativi di un sottogenere cinematografico impostosi all’attenzione di pubblico e critica nelle ultime stagioni. Giampiero Frasca, docente di cinema all’Università di Torino, con passione cinefila e rigore accademico ha passato al vaglio oltre 200 film dando vita a Il cinema va a scuola, un interessante saggio edito da Le Mani, presentato ieri sera alla libreria Feltrinelli di piazza Cln. Secondo il critico torinese la scuola si presta per sua natura a una tipizzazione sia dei personaggi che degli ambienti e va a confluire in tre grandi macrogeneri che sono il film di guerra, quello di formazione e quello di educazione sentimentale. “Quello che si vede sullo schermo non è la scuola ma il cinema della scuola – spiega Frasca -. Il professor Keating de L’attimo fuggente funziona a livello cinematografico, non funziona se qualcuno vuole riprodurne in classe le sue strategie didattiche. In questi film la figura più significativa è quella dell’insegnante che può essere un frustrato o un idealista, uno che sente fino in fondo la vocazione oppure un arrivista. Gli ambienti sono altrettanto interessanti dal punto di vista narrativo: l’aula è il terreno di scontro, il fulcro narrativo, il bagno è solitamente un portofranco, un luogo dove si smercia droga o anche uno ‘sportello psicologico’, poi ci sono i corridoi che sono luoghi di raccordo, altrettanto importanti, si pensi a Elephant”.

Nelle ultime otto edizioni del Festival di Cannes ben tre Palme d’Oro sono finite a film che parlano di scuola, un dato che fa riflettere su quanto la riflessione sugli epicentri della formazione giovanile vengano presi in esame dal cinema di qualità: “Vi sono specifiche peculiarità nazionali nel modo di rappresentare l’insegnante – aggiunge Frasca -. Negli Stati Uniti il professore trova sempre una soluzione ai problemi. In Francia lotta strenuamente contro lo sfascio pur sapendo che molto probabilmente verrà sconfitto. In Italia si accorge sin da subito dell’irrimediabilità dello sfascio e non combatte nemmeno… Nessun paese è capace di ridere dei propri difetti quanto l’Italia, senza quest’autoironia non ci sarebbe stata la commedia all’italiana. Pensiamo a un film come La scuola nel quale c’è un pericolo di crollo dovuto a una crepa: l’incrinatura in questione avviene in biblioteca, non in palestra”.

Il libro è in vendita al prezzo di 15 euro. Per info: www.lemanieditore.com

 

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