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Cattolici e Risorgimento: incontri, mostre e dibattiti per il 150°

Redazione Quotidiano Piemontese

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Il rapporto tra cattolici e Risorgimento è oggetto di studio e di confronto tra posizioni storiografiche differenti. E’ innegabile che vi fu un conflitto lacerante tra Stato liberale e Chiesa, ma è altresì vero che i cattolici presero parte al processo di unificazione nazionale in modo diversificato e costruttivo nonostante il conflitto tra istituzioni civile ed ecclesiastica.
Uomini come Rosmini, Gioberti, Manzoni, Pellico, le loro idee e prospettive sono parte integrate del movimento risorgimentale. Ed anche la religiosità laica, ma con venature cristiane, di Mazzini e Cavour, fa parte di un pensiero che univa l’unificazione politica a quella culturale e sociale. Fu insomma una stagione di impegno sociale, nella quale il mondo cattolico iniziò ad organizzarsi anche nella sua componente laicale. Seppure contraddistinta da una forte componente intransigente ed antistatale, la cultura e l’azione sociale dei cattolici fu in grado di imprimere una svolta sociale, dopo il 1861 che solo il movimento socialista riuscì a bilanciare.

Attraverso l’opera di nuove congregazioni religiose, e la nascita di casse rurali e società di mutuo e soccorso, vicine al popolo rurale e al proletariato dei grandi centri urbani. Per ricordare quella fase storica le congregazioni religiose piemontesi hanno promosso un percorso di studio ed espositivo significativamente intitolato “Uomini e donne di fede nel Risorgimento” Commemorando un periodo che rappresenta una svolta nella storia del nostro paese, non c’è bisogno di sottolineare l’importanza di quell’avvenimento, ma il rispetto della verità storica esige di riconoscere che in quel contesto culturale e politico erano vive componenti politiche e correnti di pensiero che osteggiavano l’esistenza e l’attività degli istituti ecclesiastici e religiosi, e che auspicavano la fine dello Stato Pontificio, ritenuto ostacolo all’unificazione nazionale. Bisogna, nello stesso tempo, riconoscere che l’aspirazione all’unità nazionale era largamente diffusa e condivisa tra il clero e nelle le forze più vive e sensibili del cattolicesimo piemontese, anche dai grandi Santi Sociali Giovanni Bosco, Giuseppe Cafasso, Leonardo Murialdo, Giuseppe Cottolengo, Giulia di Barolo, Giuseppe Marello solo citarne alcuni.

Andando oltre una rigida contrapposizione, uomini e donne di fede, in forza della loro scelta evangelica dei poveri e la carismatica operosità, hanno saputo dare una risposta ecclesiale alle molteplici necessità di persone spinte ai margini della società e della cultura, in conseguenza dell’affermarsi dell’industrializzazione, del capitalismo e dello Stato liberale; furono capaci di inventare nuove forme di solidarietà e nuove strade per rispondere alle sfide inedite nelle opere di carità, impegno sociale, formazione dei giovani e promozione della donna. Grazie a questo notevole e ampio impegno hanno contribuito, seppure indirettamente, al diffondersi di una solidarietà che aveva ormai come orizzonte l’intera nazione italiana.

Da quegli eventi sono trascorsi 150 anni, eppure si deve riconoscere che le emergenze della società risorgimentale alle quali quegli uomini e quelle donne si impegnarono a dare risposta, permangono seppure in forme nuove e diverse: l’educazione dei giovani, la situazione della donna nella società, il Welfare, il lavoro e l’industrializzazione. Coloro che, nella scia dei propri santi fondatori, continuano l’opera della Chiesa, ancora profondono forze e immaginazione per rispondere a nuove situazioni di emarginazione (emigrazione, disoccupazione, disorientamento giovanile, emigrazione) e nuove forme di promozione umana (civile, sociale, culturale).

Una serie di conferenze a Torino e in tutto il Piemonte, sono state inserite a pieno titolo nel programma delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità nazionale.

Per maggiori informazioni: www.vitaconsacrata.it

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