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Cultura

Folla da rockstar per Franzen, il nuovo fenomeno della letteratura americana

Davide Mazzocco

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Sono passati esattamente dieci anni da quando Jonathan Franzen irruppe come un ciclone sulla scena letteraria statunitense con Le correzioni, un romanzo famigliare fluviale e coinvolgente capace di raccordare in ogni pagina l’evoluzione della storia con una ben precisa visione del mondo. L’allora 42enne scrittore newyorchese vinse il National Book Award e l’anno dopo arrivò in Italia tradotto da Einaudi. In mezzo ci sono stati altri dignitosissimi libri ma nessuno ha avvicinato l’“ampia e generosa visione” della realtà  riconosciutagli dal collega Don De Lillo dopo la lettura della storia della famiglia Lambert. Ieri sera in uno stracolmo Circolo dei Lettori, Franzen ha presentato, introdotto da Paolo Giordano, il suo Libertà, romanzo che sembra riannodare il filo con quel capolavoro.

L’autore – grande appassionato di birdwatching – ha risposto alle domande dei presenti con lunghissime pause, dando l’impressione di dover meditare le risposte con la stessa ponderazione di chi si pone di fronte alla pagina bianca: “Ho scritto questo libro di corsa cercando di cambiare il mio stile di scrittura – ha detto parlando del suo ultimo romanzo – Sapevo che non avrei potuto scrivere nulla di meglio de Le correzioni e, quindi, ho scelto di raccontare per metafore perché l’orgia figurativa di quel precedente testo mi aveva stancato”. Franzen si è soffermato a più riprese sull’autobiografismo: “Tutte le cose veramente interessanti che mi sono capitate nella vita stanno in questo volume di 200 pagine – ha spiegato prendendo in mano una copia di Zona disagio – Dalla mia esperienza non puoi tirar fuori un romanzo straordinario. D’altronde Kafka non ha sperimentato che cosa voglia dire diventare un insetto eppure il suo Le metamorfosi sembra essere il romanzo più autobiografico che si possa scrivere. O pensate a Dostoevskij che riempie le sue pagine di speranza nel futuro ed era un depresso, era vittima di attacchi epilettici ed era un giocatore patologico. Il fatto è che la letteratura è semplicemente lavoro”.

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Il mestiere dello scrittore è, secondo Franzen, una sorta di via d’uscita per esorcizzare i demoni interiori e tradurli in pagine che siano interessanti da leggere per qualcun altro. La fatica della creazione non sta tanto nel raccordare la realtà ai personaggi, quanto nella creazione dei caratteri stessi: “Il personaggio di Joey mi ha tolto nove mesi di vita” ha confidato riferendosi al figlio dei due protagonisti Patty e Walter. Franzen, con grande umiltà, ha confidato che in alcune recenti presentazioni alcuni lettori hanno smascherato i suoi errori. Poi è tornato sulla sua storia personale ricordando il rapporto con i genitori (“Lo sforzo di stupire i miei genitori non è mai terminato, non ho mai smesso di indossare una serie infinita di maschere per compiacerli”), quello con un fratello al quale ha rubato sfumature del carattere e piccoli episodi biografici: “Quando inizi a scrivere e vuoi creare un personaggio difettoso non devi mai rifarti a persone che ti sono vicine e che potrebbero vendicarsi. In questa prima fase ti dovresti rifare a te stesso perché non sai se il tuo lavoro avrà successo. Successivamente c’è un momento, una sorta di giro di boa, in cui vieni percepito come scrittore e hai la responsabilità di divertire e di dire la verità. A quel punto il primo livello di fedeltà viene messo seriamente in discussione. Quando ne Le confessioni ho saccheggiato particolari della vita di mio fratello, lui, dopo aver letto il libro, mi ha detto: ‘Non è che sia proprio una scelta quella di odiarti’”.

Franzen ha spiegato la genesi del suo ultimo romanzo con il desiderio di ripensare il proprio concetto di libertà e ha ricordato come questo sia il suo libro più autobiografico. Al momento delle domande una signora si è alzata e ha intonato un “il libro finisce con….” prontamente stoppato da un coro di nooooo da curva maratona. Immancabile il giudizio su Torino: “Strana città questa con strade strette rispetto all’imponenza degli edifici, tutte dritte, a scacchiera come New York”. In coda i consigli per gli acquisti: Alice Munro è una garanzia di buone letture. Fra l’altro non è neanche una concorrente: scrive racconti, tutto il contrario dei suoi lunghissimi Le correzioni e Libertà, generosamente autografati a fine serata.

 

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