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Cronaca

In piazza per i fondi alla cultura: il problema non è stato risolto, occupazione a rischio

Davide Mazzocco

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“Noi siamo contenti per il ripristino dei fondi al Fus ma non per la modalità con cui è avvenuto” spiega al megafono Maurizio Babuin, uno dei principali animatori del Comitato Emergenza Cultura che questo pomeriggio ha organizzato un sit-in contro i tagli alla cultura davanti alla sede del Consiglio Regionale. Negli scorsi giorni il Ministro dell’Economia Giulio Tremonti – illuminato dalla chiacchierata con il maestro Riccardo Muti della scorsa settimana – ha deciso di riportare a 438 milioni di euro il paniere del Fus che era stato abbassato a 231 milioni con l’ulteriore taglio di 27 milioni proposto lo scorso 9 marzo. Fatta la premessa che si è ben lontani dagli 800 milioni di euro che garantirebbero una situazione di relativa stabilità al sistema culturale nazionale, la manovra approvata proprio nei giorni del passaggio di testimone fra Sandro Bondi e Gianfranco Galan lascia comunque l’amaro in bocca: “Il recupero dei fondi del Fus con l’aumento dell’accisa sulla benzina manda in fumo il lavoro che il nostro comitato sta facendo in tutte le rappresentazioni dal vivo dallo scorso mese di ottobre – spiega Babuin – Il messaggio che si vuole far passare è quello di una cultura che, come usa dire certa retorica politica, per sopravvivere ‘mette le mani nelle tasche degli italiani’. Si tratta di un’operazione politica ben precisa che vuole distanziare ulteriormente l’opinione pubblica dal mondo della cultura”.

L’aumento imposto dalla nuova accisa è di 1 o 2 centesimi al litro. Pierluigi Bersani – forte di un passato da Ministro dell’Economia e da benzinaio – ha dichiarato negli scorsi giorni che la cifra di 400 milioni di euro che si ricaverà in un anno dal nuovo rincaro è già stata guadagnata con l’Iva sull’accisa in virtù dell’aumento della benzina nei primi tre mesi del 2011. E quello che verrà guadagnato negli altri nove mesi? Finirà a rimpinguare le casse dello Stato con la cultura a fare da parafulmine dei malumori dell’opinione pubblica. Quel che si dice un’operazione chirurgica.

“Nonostante il ripristino dei fondi al Fus – spiega Evelina Christillin, presidente dell’Agis e del Teatro Stabile di Torino – non possiamo certo pensare che la questione sia chiusa. Occorre ragionare su tutte le imprese giovani e indipendenti che sono state letteralmente falcidiate dal taglio dei fondi regionali e aprire un tavolo di discussione con Comuni, Province e Regione. E soprattutto deve essere chiaro che questa crisi non mette in discussione solo la cultura: in gioco ci sono anche la formazione, il lavoro, il welfare”.

Gli fa eco Graziano Malano della Casa del teatro ragazzi e giovani: “La cultura ha un indotto vastissimo: bar, servizi di pulizie, servizi tecnici e studi grafici che lavorano con imprese del settore culturale hanno subito un forte contraccolpo. E questo nonostante un pubblico che continua a crescere, con un bilancio di 1.500.000 biglietti staccati nei teatri piemontesi nel corso del 2010. Esiste poi un altro problema che non viene affrontato con la dovuta attenzione: quello delle realtà di provincia. Se a Torino c’è crisi, nelle province si rischia una vera e propria desertificazione”. Per far conoscere tutto il lavoro che viene fatto dietro il palcoscenico la Casa del teatro ragazzi e giovani apre, proprio in questi giorni, le proprie porte al pubblico.

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All’ombra di una ragazza sui trampoli, con un cartello che spiega come gli applausi non siano commestibili, si apre un enorme cerchio. Gli studenti dei licei D’Azeglio, Gioberti e Gobetti intuiscono ancor prima dei loro “fratelli maggiori” come la cultura sia una soltanto, come la sua natura fluttuante vada dalla scuola ai teatri, dalle aule ai palcoscenici. “Dai, fate un cerchio con noi!”. Detto, fatto! Il cerchio, raggiunto un diametro di un centinaio di metri, si fonde con il flash mob pensato dai teatranti. Tutti a terra come cadaveri. Passa un signore e chiede che cosa sia successo. Una ragazza gli spiega che sono stati i tagli alla cultura a commettere il “genocidio”. Poi ci si rialza e si torna allo striscione “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica”. Resurrezione fa rima con Costituzione.

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