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Cultura

Diario del Salone del Libro: giorno 1°

Davide Mazzocco

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Doveva esserci il neo-ministro Giancarlo Galan a inaugurare questa ventiquattresima edizione del Salone Internazionale del Libro ma il titolare del dicastero dei Beni Culturali è sceso a Pompei per rispondere sibillinamente in merito alla messa in sicurezza del nostro patrimonio archeologico e, quindi, al taglio del nastro di questa mattina era presente il sottosegretario Francesco Maria Giro  in prima fila con Roberto Cota, Antonio Saitta e Sergio Chiamparino e con Rolando Picchioni e Ernesto Ferrero, rispettivamente presidente e direttore editoriale della kermesse. Picchioni, ripetendo il siparietto di un paio di settimane fa, ha sciorinato i  numeri da record di questa edizione ribadendo l’apertura verso l’Expo 2015, dunque verso Milano. Dal “giù le mani” di qualche anno fa quando sembrava che il Salone potesse essere attratto nell’orbita meneghina alla perestrojka picchioniana di quest’anno il cambio di prospettiva è semi-rivoluzionario. Ripetere l’esperienza del Festival MiTo anche per i libri? Si vedrà. Intanto ci si gode il potenziamento degli spazi espositivi (più 25mila mq rispetto al 2010) e degli espositori (1500). Gli eventi in programma sono 1300 e il programma è spesso come un romanzo. Ernesto Ferrero gongola e, da padrone di casa, parla di un’editoria “abituata ai tempi grami che in questi difficili frangenti non solo non si arrende ma rilancia, aumentando la propria presenza al Salone”. Il direttore editoriale ribadisce la necessità di una nuova legge sull’editoria sottolineando come quella degli editori sia una categoria “che non ricatta i governi, non fa blocchi stradali nemmeno quando le vengono tolte le agevolazioni fiscali per la spedizione dei libri”. E il sottosegretario? “Il settore editoriale – ha detto Francesco Maria Giro – fattura 3 miliardi e mezzo di euro contro i 650 milioni di euro del cinema che pure gode di ingenti sostegni spesso al di là dei meriti culturali”. Un raffronto e una glossa ineleganti e piuttosto inopportuni ma, d’altronde, l’avversione di questo governo per il cinema nazionale (noto covo di bolscevichi…) non è certo fiorita in questo splendido giorno di primavera.

Intanto nel pomeriggio sono arrivati anche Pierluigi Bersani e l’agognato Ministro Galan, il tutto mentre gli autori iniziavano il loro tour de force di firme agli stand. C’era pure Federico Moccia con il suo L’uomo che non voleva amare, un libro che sembra spostare il target dello scrittore dai 16 ai 22 anni. Su questo cambio di rotta l’autore romano si esprime con la consueta profondità: “Mi piace raccontare storie e questa mi piaceva un casino. È come uno che mangia sempre pizza e poi una sera decide che gli va il sushi. Non c’è nessuna strategia di mercato”. Ineccepibile. Lapidario.

Più in là le Invasioni mediatiche con il Salone del Libro che si fa palestra del fumetto, sala prove per musicisti, expo per liutai e venditori di fisarmoniche. Quando arriverà finalmente il momento degli e-book? In molti sono pronti a scommettere che i tempi siano ormai maturi e che, dunque, è ora di e-bookizzarsi con corsi specifici.

Poi c’è Maurizio Maggiani che è prosatore con slanci di poeta e che ai ragazzi del Bookstock Village fornisce istruzioni per l’uso da mettersi in tasca per molti anni a venire: “Bisogna avere pensieri grandi per leggere grandi cose”.

 

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