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Cronaca

‘Ndrine in bagna cauda. La mappa dei clan

Redazione Quotidiano Piemontese

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bagna caudaStando ai dati della Procura nazionale antimafia sono circa 25 le famiglie di ‘ndrangheta operanti in Piemonte. Una mappatura può essere utile a capire come le ‘ndrine siano legate al territorio e di come lo gestiscano in modo capillare.  Una gestione così efficace da diventare attraente anche per i giovani piemontesi, tanto da registrare affiliazioni. Le principali famiglie sono stanziate nella cintura e nella provincia torinese. Qui gestiscono affari illeciti, come il traffico di droga, e leciti, dal movimento terra all’edilizia. Ma se leciti sono gli affari, criminale è il modo di gestirli.

Nella prima cintura operano soggetti legati alla cosca Morabito-Bruzzaniti-Palamara, radicata ad Africo. Stanziati tra Volpiano e il Canavese ci sono i Marando-Agresta-Trimboli, tutte famiglie della cosca Barbaro di Platì (Rc) che annovera tra i suoi membri Pasquale Marando detto “buonanima”, capo famiglia e tutt’ora latitante. Molto potenti, benché colpiti da numerosi arresti, sono gli Ursino, opearanti in Torino e nella cintura nord-sud. Gli Ursino fanno riferimento alla cosca Ursino-Macrì di Gioiosa Jonica.

Il Canavese è territorio degli Ierinò, anch’essi con radici a Gioiosa Ionica. Occorre notare come tutte le ‘ndrine locali facciano riferimento alle famiglie operanti in Calabria cui sono legate e da cui ricevono gli ordini. Le ‘ndrine del nord non operano mai autonomamente ma obbediscono al “Crimine” appunto, la struttura di vertice con sede in Calabria che risponde al capo-crimine,” eletto” al Santuario di Polsi, che oggi risponde al nome di Domenico Oppedisano.

La famiglia di ‘ndrangheta certamente più nota in Piemonte è quella dei Belfiore, gruppo creatosi in Piemonte ma in contatto con esponenti delle cosche Mazzaferro, di Gioiosa Ionica, ed in particolare con i Piromalli di Gioia Tauro. Dopo avere dominato la scena criminale torinese per quindici anni, arrivando a comandare l’omicidio del magistrato Bruno Caccia, attualmente vede il suo potere ridotto quasi allo zero a causa delle pesanti condanne comminate agli esponenti di spicco in particolare nell’ambito dei procedimenti penali “Cartagine” e “Ultimo minuto”.

Nel resto della provincia di Torino si segnala la presenza di alcuni gruppi legati alle famiglie Raso-Albanese nella zona di Orbassano e Alvaro e Mancuso a Ivrea., ma si tratta di sodalizi dalle ridotte capacità criminali.

Questo quadro è stabile da alcuni anni così come i loro affari. La relazione della Procura nazionale antimafia indica come in Piemonte le sinergie criminali – presenti anche in altre zone del Paese – abbia trovato la sua realizzazione più matura.

 

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