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Referendum, ora si mira al Porcellum: parte la mobilitazione. E il Pdl prepara una riforma

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Un nuovo referendum sul sistema elettorale sulla scia dei successi nelle consultazioni su acqua, nucleare e legittimo impedimento. È “Io Firmo. Riprendiamoci il voto” , iniziativa del Comitato per il Referendum sulla Legge Elettorale, che stamattina a Roma ha lanciato una nuova campagna per abolire il cosiddetto Porcellum. Obiettivo? Raggiungere, entro settembre, le 500mila firme valide necessarie a presentare il referendum alla Corte di Cassazione. Tra le prime adesioni nomi molto noti della cultura italiana, come Umberto Eco, Giovanni Sartori e Tullio De Mauro.

CONTRO IL PORCELLUM. Liste bloccate, premio di maggioranza, deroghe alla soglia di sbarramento, obbligo di indicazione del candidato premier. Quattro punti figli di una mobilitazione trasversale, nata nella società civile (come per gli ultimi vincenti quesiti del 12-13 giugno), per mettere un freno a quelli che i promotori definiscono “i danni prodotti dal Porcellum: trasformismo, frammentazione, coalizioni disomogenee e ingovernabili”. Già dalla prossima settimana si inizieranno a raccogliere le firme per i tre quesiti.

NEL FRATTEMPO IL PDL... Premio di maggioranza su base nazionale anche al Senato, introduzione dei collegi plurinominali per consentire la presentazione di liste con pochi candidati, un terzo dei posti riservato alle donne. Sono queste le linee del disegno di legge di modifica della legge elettorale depositato il 14 giugno dal Pdl al Senato, primo firmatario il vicecapogruppo vicario Gaetano Quagliariello, di cui entro la fine di questa settimana dovrebbero essere disponibili i testi per poter poi avviare la discussione.

La proposta (elaborata praticamente dallo stesso governo padre del Porcellum) mira a correggere l’attuale sistema, con l’intento di modificare gli aspetti che hanno creato problemi o che sono stati oggetto di particolari critiche. Primo obiettivo è quello di introdurre anche al Senato un premio di governabilità su base nazionale, per evitare che possano uscire maggioranze diverse nei due rami del parlamento, garantendo comunque il rispetto del dettato costituzionale per cui il Senato è eletto su base regionale.

Ma il disegno di legge interviene anche per quanto riguarda la Camera. La principale novità è infatti quella di introdurre i cosiddetti collegi plurinominali nell’ambito delle Regioni per l’assemblea di palazzo Madama e delle circoscrizioni relativamente a Montecitorio, all’interno dei quali verrebbero eletti dai cinque ai nove parlamentari.

La ratio di questa modifica è quella di avere liste sempre bloccate ma con un numero minore di candidati, in modo che l’elettore, anche se non sceglie direttamente i propri rappresentanti con le preferenze, può comunque meglio individuare i potenziali deputati e senatori, rispetto a quanto avviene con le liste molto ampie previste attualmente. In questa logica va inquadrato anche il divieto di candidature in più collegi, con unica possibile eccezione per il leader della coalizione. Previste anche le cosiddette quote rosa, con un terzo delle candidature riservato alle donne.

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