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Economia

Confartigianto Piemonte: stop alla burocrazia per i piccoli produttori di liquori

Redazione Quotidiano Piemontese

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Dalle grappe piemontesi, al limoncello di Sorrento, passando per l’amaro delle Valli Alpine, fino agli estratti erboristici e ai liquori delle abbazie: in Italia sono circa 2.700 i piccoli laboratori che producono bevande alcoliche o liquori, ma con il peso, considerevole, della burocrazia sulla singola produzione. Il problema, secondo Roberto Dellavalle, presidente alimentaristi Confartigianato Piemonte, sta nella mole di registri, cartacei e informatici, che gli imprenditori sono tenuti a compilare per certificare gli acquisti dell’alcol utilizzato per la preparazione dei liquori e il relativo pagamento all’erario delle accise sull’alcol stesso. Un adempimento inutile poiché l’accisa viene pagata alla fonte, in tal modo l’alcool diventa una qualsiasi materia prima sulla quale il controllo fiscale non giustifica la quantità e la complessità dei dati da fornire.

E’ opportuno una modifica del decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504 per escludere le aziende produttrici di liquori dall’obbligo della tenuta dei registri, cartacei e informatici. “Nonostante la sensibilità dimostrata dalla direzione generale dell’agenzia delle dogane, che ha prorogato di un anno i termini per la presentazione delle denunce annuali degli acquisti di alcol – sottolinea Dellavalle – rimangono gravi problemi per le piccole aziende costrette a subire un assurdo livello di incombenze burocratiche. L’eliminazione dell’obbligo di tenuta dei registri e l’abolizione i contrassegni di stato “che solo l’Italia adotta – conclude  Dellavalle – produrrebbe numerosi benefici: nessun danno per l’erario, alleggerimento dei compiti del personale dell’agenzia delle dogane preposto al controllo con un notevole risparmio per l’agenzia, per lo Stato e per i cittadini, minore burocrazia per le aziende che potrebbero dedicarsi al loro lavoro”.

 

Nella foto: Roberto Dellavalle, presidente alimentaristi Confartigianato Piemonte

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