Cultura
Il cinema Massimo omaggia Jerry Lewis. Dieci perle del principe della risata
Già il fatto che il cinema Massimo abbia deciso di dedicargli una retrospettiva la dice lunga sulla sua importanza nella storia del cinema. Raramente il Museo del cinema – e lo stesso accade nell’editoria del settore – sceglie di concentrare la propria attenzione su di un attore. Dall’11 al 24 luglio verranno proiettati Artisti e modelle, Il delinquente delicato, Il ponticello sul fiume dei guai, Il cenerentolo, Ragazzo tuttofare, Il mattatore di Hollywood, Le folli notti del dottor Jerryl, I 7 magnifici Jerry, Jerry 8 e ¾ e Pazzi, pupe e pillole.
Ma una presenza ingombrante, straripante come quella di Lewis diventa – che lui sia o non sia il regista – immediatamente co-autrice del film. Perché un “animale” da macchina da presa come lui va lasciato libero di improvvisare, rompere gli schemi, sperimentare. Di lui Jean Luc Godard, regista che non era secondo a nessuno quanto a sperimentazione, disse un giorno: “Jerry Lewis è l’unico regista americano al giorno d’oggi, che cerca di sperimentare qualcosa di nuovo e originale nei propri film; è molto meglio di Chaplin e Keaton”. Dopo Lewis non c’è più stato nessuno come Lewis. Gli altri grandi comici ebrei – Woody Allen, Mel Brooks e Gene Wilder – hanno battuto altre strade. Se qualcuno gli si può affiancare questo è sicuramente il John Belushi a cavallo fra gli anni Settanta e Ottanta, quello che monopolizzava lo schermo con la sua fisicità intrinsecamente comica. Animal house, 1941: Allarme a Hollywood e The Blues Brothers lo vedono incarnare personaggi che avrebbero potuto essere di Lewis. Nel cinema di oggi il suo “nipote” più prossimo è senza dubbio Jack Black ma stiamo parlando di attori. Jerry Lewis era qualcosa di più, un attore che occupa lo schermo in maniera così ingombrante da diventare il co-autore del film che sta girando.
Per info sul programma dei film: www.museocinema.it

