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Ambiente

Palazzo del Lavoro da capolavoro dell’architettura a shopville? C’è chi dice no

Davide Mazzocco

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Il Palazzo del Lavoro di Pier Luigi Nervi, realizzato in occasione dei festeggiamenti per il Centenario dell’Unità d’Italia nell’(allora) avveniristico quartiere di Italia ’61, potrebbe diventare un centro commerciale. L’edificio costituito da un unico padiglione di 25mila metri poggia su sedici pilastri di 25 metri di altezza ed è uno dei capolavori dell’architettura italiana del dopoguerra. Dopo aver ospitato numerosi eventi fieristici e attività dell’Agenzia delle Nazioni Unite, negli ultimi anni è stato gradualmente abbandonato a causa degli altissimi costi di gestione. 

Ieri il Comitato SalvaItalia ’61 è tornato in Comune per chiedere la sospensione dell’iter autorizzativo che dovrebbe portare all’insediamento del centro commerciale. La cittadinanza, durante l’audizione di fronte alle commissioni urbanistica, ambiente e lavoro, presiedute da Domenico Carretta, ha nuovamente espresso la propria contrarietà ai progetti della società Pentagramma, proprietaria dell’edificio.  Le critiche si concentrano sull’aumento dei volumi di traffico e di inquinamento che i cinque milioni di visitatori l’anno previsti causerebbero. Tra i dati portati dal comitato, la stima di mille veicoli in più ogni ora, su una viabilità già molto difficile, in particolare attorno alla rotonda Maroncelli. Inoltre il comitato chiede la tutela dei 260 alberi di alto fusto che circondano il Palazzo e che verrebbero sacrificati per la costruzione delle solette necessarie a realizzare i parcheggi sotterranei.

L’assessore Ilda Curti, presente all’audizione, come pure il presidente della circoscrizione 9 Giovanni Pagliero, ha replicato alle critiche del comitato e dei consiglieri di opposizione, mettendo in evidenza che provvedimenti come la costruzione di un tunnel per fluidificare il traffico non siano sostenibili, non solo per i costi (circa 7 milioni di euro), ma perché, in contrasto con le politiche di mobilità sostenibile, lo incentiverebbero. “Occorre invece ragionare – ha detto- su come collegare efficacemente quell’area, con piazza Bengasi, dove arriverà la linea 1 della metropolitana”. Quanto agli alberi, in contrasto con le affermazioni del comitato, dovranno essere rimossi non per le sole esigenze costruttive, ha detto, ma per richiesta della Sopraintendenza (Beni architettonici e paesaggio), in quanto mascherano la visione del palazzo e non sono parte del progetto urbanistico originario. “Vedremo di salvarli, trapiantandoli”, ha detto Curti, annunciando che saranno sostituiti con 596 giovani alberi, anche di alto fusto laddove le solette o la tutela della visibilità del palazzo lo consentano. L’assessore, raccogliendo una proposta di Pagliero, si è poi detta disponibile a creare una “cabina di regia”, cui potranno partecipare i comitati cittadini per ragionare sul modo di minimizzare gli impatti e le criticità segnalate.

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