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Cronaca

In Val di Susa rispunta la “zona rossa”. La Procura: “Chi taglierà la rete verrà arrestato”

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Il termine “zona rossa” evoca brutti ricordi, da Genova alla recentissima San Giovanni. Eppure è termine caro alle istituzioni nel definire il limite che non può essere superato in qualsivoglia manifestazione, sia essa contro il G8, contro la precarietà o l’Alta Velocità. Spesso in realtà provoca l’effetto opposto, ma tant’è: anche domenica in Val di Susa l’Italia avrà la sua bella “zona rossa” da difendere delimitata da sbarramenti per impedire ai No Tav di avvicinarsi alla recinzione del cantiere Ltf. Saranno un migliaio, tra polizia, carabinieri e finanzieri, gli agenti impegnati a difesa dei lavori. C’è chi dice 1600, ma sono numeri tutti da confermare.

La Procura di Torino, previdente, ha già annunciato che chiunque cercherà di tagliare la recinzione del cantiere (come promesso dai manifestanti) sarà immediatamente arrestato. Mercoledì sera a Villar Focchiardo c’è stata un riunione dei leader No Tav le cui decisioni saranno discusse giovedì in un’assemblea che coinvolga i partecipanti. Su notav.info l’opinione del movimento è abbastanza chiara: “Fa ridere vedere come la Procura della Repubblica si presenti a distribuire sentenze ancor prima che i reati siano compiuti […] Che dire… Democrazia a colpi di cingolato?”.