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Piemonte, oltre mille comuni a rischio idrogeologico: maglia nera alla provincia di Asti

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Sono 1.046 i comuni del Piemonte a rischio idrogeologico, l’87% del totale. Dopo le tragedie liguri e toscane, la paura (sotto forma di pioggia, fango, vento) sbarca nella nostra regione, non certo tra le migliori in quanto a capacità di tenuta idrogeologica: i dati del ministero dell’Ambiente e dell’Unione delle Province Italiane parlano chiaro, 138 comuni a rischio frana, 303 a rischio alluvione e 605 a rischio sia di frane che di alluvioni.

“Questa fragilità – sottolinea Legambiente Piemonte – è attribuibile ad un uso del territorio e delle acque che troppo spesso non considera le limitazioni imposte da un rigoroso assetto idrogeologico. Se osserviamo le aree vicino ai fiumi, salta agli occhi l’occupazione crescente delle zone di espansione naturale con abitazioni ed insediamenti industriali e zootecnici. Gli interventi di messa in sicurezza continuano spesso a seguire filosofie tanto vecchie quanto evidentemente inefficaci”. Il primato negativo nel territorio piemontese è detenuto dalla provincia di Asti (100% dei comuni a rischio). Oltre a tanti piccoli comuni, anche gli otto capoluoghi di provincia sono considerati a rischio nella classificazione ministeriale.

Nonostante più del 90% dei comuni monitorati preveda nei propri piani urbanistici vincoli di edificabilità per le zone a rischio, il 75% costruisce dove non dovrebbe, e le delocalizzazioni vanno avanti a rilento. Se va bene. Anche Torino si merita una parziale insufficienza, a causa soprattutto della massiccia e spesso sconsiderata urbanizzazione delle aree a rischio con case, insediamenti industriali e addirittura interi quartieri. In Piemonte, nell’81% dei comuni intervistati durante una ricerca di Legambiente del 2010, il numero di persone presenti in aree a rischio è compreso fra 0 e 100; nel 16% dei comuni, fra 100 e 1.000; nel 3% fra 1.000 e 10.000.

Secondo questi dati il numero medio di cittadini che in Piemonte vivono e lavorano quotidianamente in aree esposte a rischio idrogeologico è di 85.250 persone. Tra le zone più a rischio, il Pinerolese: val Chisone, val Germanasca e Valpellice (in primis i comuni di Villar Pellice e di Torre Pellice). Per non parlare di Collegno, Venaria, San Maurizio Canavese e la stessa Venaus, in Val di Susa. Tra i comuni più meritori (sempre secondo Legambiente) c’è Frinco (AT), dove l’amministrazione si è attivata per realizzare i primi interventi di delocalizzazione e si è dotato si un buon sistema locale di protezione civile pronto ad intervenire in caso di calamità.

L’altra faccia della medaglia in Piemonte è rappresentata – secondo i dati 2010 di Legambiente – dal comune di Montaldo Roero (CN), che pur avendo abitazioni, industrie e interi quartieri presenti in aree a rischio non ha avviato alcuna politica di prevenzione (anche se il sindaco all’epoca si difese dalle accuse). Tra i capoluoghi solo tre raggiungono un livello soddisfacente per quanto riguarda l’attenzione al territorio: Asti, Novara e Verbania. Malino Biella e Cuneo, assolutamente disastrosa la situazione di Alessandria, in cui non esiste un piano di emergenza aggiornato, non è stata realizzata un’ordinaria opera di manutenzione delle sponde e delle opere di difesa idraulica né interventi di messa in sicurezza.

La politica certo non aiuta a prevenire i disastri: dal nuovo disegno di legge regionale sulle Ato (le autorità d’ambito ottimali per il ciclo idrico integrato, destinate a sparire entro il 2011), sono infatti evaporati i 25 milioni di euro del fondo per la difesa delle fonti idriche, finora destinati alle Comunità montane. “Fondi che – sottolinea l’Uncem (Unione Comunità Montane) – sono fondamentali per riuscire a mantenere l’assetto idrogeologico del nostro territorio: senza siamo tutti a rischio”.

Infine, gli ospedali costruiti in zone a rischio: secondo un recente studio dell’Irpi-Cnr (Istituto di ricerca e protezione idrogeologica del Consiglio nazionale delle ricerche), che prende in esame le inondazioni che si sono registrate in Italia dal 1960 al 2010, la regione più a rischio sembra essere proprio il Piemonte (insieme a Sicilia, Toscana, Liguria e Campania): in queste cinque regioni si conta il maggior numero di vittime, 124 in Piemonte, 107 in Sicilia, 70 in Toscana, 61 in Liguria, 49 in Campania.

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