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Cultura

Sport e omosessualità, il Glbt Film Festival sfida l’ultimo tabù

Davide Mazzocco

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È stata presentata questa mattina nella sede del Museo Nazionale del Cinema di Torino la ventisettesima edizione del Gay Lesbian Bisexual Transgender Film Festival. Si comincia giovedì 19 aprile all’Uci Cinemas Lingotto – con l’attrice Chiara Francini nel ruolo di madrina e l’esibizione della cantante Arisa prima del film d’apertura Alle tijd (Time to spare) di Job Gosschalk – e si prosegue sino a mercoledì 25 aprile con un programma che affianca ai tradizionali concorsi lungometraggi, documentari e cortometraggi, interessanti focus tematici come quelli sul bullismo omofobico (in occasione della Giornata del silenzio) e sulla ricerca dell’identità sessuale negli adolescenti (Forever Young). Completano il panorama le sezioni Cinemascape (con il Lago dei cigni in 3D), Binari (con My Brother the Devil, opera prima della regista angloegiziana Sally El Hosaini, premiata alla Berlinale 2012, che racconta l’omofobia della comunità arabo-britannica sui ritmi serrati del film d’azione) e Vintage (di cui segnaliamo Amici, complici, amanti di Paul Bogart  con Anne Bancroft).

Appare destinato a far molto discutere L’ultimo tabù il focus sul rapporto tra sport e omosessualità. Il muro di omertà che è ormai crollato negli apparati militari, nelle chiese e nella politica rimane in piedi nello sport, tanto da spingere il presidente dell’associazione calciatori Danilo Tommasi a sconsigliare il coming out ai suoi ex colleghi o il Ct campione del mondo Marcello Lippi a dichiarare di non aver mai conosciuto un calciatore gay in quarant’anni di carriera. Nell’anno dei Giochi Olimpici di Londra e dei Campionati europei di Calcio in Polonia e Ucraina, il Festival propone una serie di film a soggetto, documentari e cortometraggi che provano a raccontare e a disinnescare con le armi della finzione e della testimonianza, un grande equivoco. All’avanguardia è, come sempre accade, il mondo anglosassone. Le tenniste Martina Navratilova e Billy Jean King e il tuffatore Gregg Louganis sono stati i primi a fare coming out seguiti da atleti di molte discipline come canottaggio, ginnastica, pattinaggio, nuoto e perfino rugby o football americano. A quanto pare sono soprattutto i Paesi latini a non fare i conti con questa realtà.

Il Focus prevede due film di qualche anno fa che, nei rispettivi paesi, hanno avuto un grande successo (anche di botteghino): il tedesco Sommersturm, con protagonisti i ragazzi di una squadra di canottaggio, e l’islandese Eleven Men Out che affonda il dito nelle pieghe e nelle piaghe di uno degli sport più omofobi, il calcio. Ma c’è anche un film nuovo come Mi último round(Argentina/Cile), che segue la travagliata storia sportiva e d’amore di un pugile. Nel documentario Renée, invece, si ricostruisce la vicenda vera della tennista Renée Richards, la prima transgender ad aver partecipato all’US Open nel 1977 e in Training Rules gli avvenimenti legati a una giocatrice di basket lesbica discriminata dal suo team. Infine, una sintesi dell’inchiesta in due puntate, curata qualche anno fa dal giornalista La7 Paolo Colombo, all’interno del suo tv-magazine “V-ictory”, un’utile sintesi documentata della storia della relazione pericolosa tra sport e omosessualità.

Tra i film del concorso lungometraggi, The Perfect Family (Usa) di Anne Renton, protagonista una magnifica Kathleen Turner nel ruolo di una cattolica devota con una figlia lesbica in attesa di un bambino assieme alla sua compagna; Beauty di Oliver Hermanus, ambientato tra la comunità afrikaner del Sudafrica, che racconta il baratro  in cui sprofonda un uomo, apparentemente eterosessuale, travolto dalla passione per un giovane. Il film è stato il candidato sudafricano  agli Oscar 2012 e ha vinto la Queer Palm al Festival di Cannes 2011.

Dopo il successo dello scorso anno,  torna Lesbian Romance, sezione dedicata all’amore tra donne con nuovi titoli in cui  prevalgono sentimento, sesso, passione e politica, tra cui: Kyss Mig della svedese Alexandre-Therese Keining, colpo di fulmine tra una lesbica dichiarata e la sua amica, fidanzata con un ragazzo, definito il miglior film scandinavo dai tempi di Fucking Amal, e Jessie And Jamie Are Not Together dell’americana Wendy Jo Carlton per cui “l’amore senza follia non è amore”.

Per info e programma integrale: www.tglff.com

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