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Pino Masciari: i primi 54 anni di vita di un eroe civile

Redazione Quotidiano Piemontese

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P1020897Oggi compie 54 anni Pino Masciari, testimone di giustizia, sconosciuto ai più, un volto noto per chi si occupa di vicende giudiziarie legate alla mafia e alla n’drangheta, “uno di Libera” di don Ciotti. Oggettivamente un eroe civile che ha rinunciato a una vita serena e tranquilla per non piegarsi a quel “puzzo del compromesso morale” di cui parlava Paolo Borsellino come base del rifiuto della cultura mafiosa. Una scelta pagata a caro prezzo da lui e dalla sua intera famiglia costretti a vivere in semi-clandestinità lontani dalla natia Calabria. Oggi Masciari vive in Piemonte, almeno così si dice.Con la moglie Marisa, compagna di vita e di condivisione ben oltre le canoniche formule di rito, ha scritto un libro “Organizzare il coraggio” in cui ha raccontato la sua esperienza di imprenditore edile che ha denunciato la collusione fra potere criminale, politico e magistratura della sua terra.

Una scelta pagata a carissimo prezzo ma che, non manca di sottolineare più volte nel corso dei diversi incontri pubblici, “rifarebbe tutta la vita”, per una questione di dignità umana.

Oggi per Masciari c’è una parte d’Italia dove non può mettere piede senza essere lasciato solo, anche dalle istituzioni che ha voluto tutelare dalla mala pianta delle infiltrazioni con la sua denuncia: è casa sua a Reggio Calabria.

L’ultimo episodio che lo ha visto coinvolto è stato il mancato invio della scorta che avrebbe dovuto riaccompagnarlo da Cosenza al nord nella località segreta dove vive con la moglie. Ma niente la scorta non si vede, malgrado i ripetuti solleciti. Ecco allora la decisione di fare da sè, di sparire.

Per 36 ore nessuno sa più nulla circa la sua posizione poi ricompare, illeso, a casa sua.  “L’Italia non ha bisogno di altri spargimenti di sangue – afferma-, l’Italia ha bisogno di uomini veri che credono di certi valori. Perché dobbiamo riappropriarci dei valori di etica, legalità. Invoco il nostro Presidente della Repubblica perché possa mettere fine a tutto questo. Altrimenti, io sono anche disposto a morire, perché mi sento un servo dello Stato, e non un servo del potere. Perché credo nell’Italia e nella mia Costituzione.

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