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Economia

I sindacati del CSI Piemonte scrivono agli enti consorziati contro le manovre di Comune e Regione per la dismissione dell’ente

Redazione Quotidiano Piemontese

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csi-piemonteDopo la notizia dell’incontro dell’assessore regionale Agostino Ghiglia con il sindaco di Torino Piero Fassino le rappresentanze sindacali dei sindacati del CSI Piemonte Filcams (CGIL), Fisascat (CISL) e Uiltucs (UIL) hanno scritto una lettera aperta ai rappresentanti degli Enti Consorziati del CSI-Piemonte.

Notizie riportate nei giorni scorsi da organi di informazione locali, secondo cui il sindaco di Torino Fassino e l’assessore regionale alle partecipate Ghiglia si sarebbero accordati per arrivare ad una rapida esternalizzazione o dismissione di parte del CSI Piemonte, aumentano la già altissima preoccupazione dei lavoratori del CSI sul futuro dell’Azienda e sull’occupazione, in quanto sembrerebbero indicare, se veritiere, una brusca accelerazione verso una soluzione che prevede la divisione del CSI in due entità separate.
In base a questo accordo di massima, ed essendo interrotto l’iter di revisione della legge istitutiva del CSI, l’esternalizzazione/dismissione verrebbe affidata al CDA del consorzio e all’assemblea degli enti consorziati.
Ribadendo la contrarietà dei lavoratori in merito all’obiettivo di esternalizzare una parte del CSI Piemonte, riteniamo anche di dover esprimere, se si intraprendesse tale percorso, una posizione fortemente negativa sul metodo.
Il CSI è stato istituito con legge regionale 48 del 1975 per provvedere a progettazione, realizzazione e gestione del sistema informativo regionale promuovendo la connessione tecnica ed operativa degli Enti consorziati, garantendo lo scambio dei dati, l’utilizzazione in comune delle risorse, la standardizzazione delle procedure. Questa in poche righe è la ragione sociale dell’esistenza del CSI stabilita dalla legge e valida ancora oggi.
Se i responsabili della politica piemontese ritengono di rivedere queste motivazioni, a nostro avviso oggi più attuali di trent’anni fa, ci sembra necessario e opportuno un percorso di revisione della legge regionale che istituisce il CSI, piuttosto che una decisione limitata all’assemblea dei Soci.
Non intendiamo sminuire il ruolo di CDA e Assemblea dei Soci, ma riteniamo più convincente un percorso aperto alle parti sociali, dal cui confronto aperto di opinioni possa nascere una visione condivisa del ruolo del CSI adatto ad affrontare le nuove condizioni anche economiche in cui questo è chiamato ad operare.
Le proposte di riforma della legge 48/1975 in discussione in Consiglio Regionale sono il DDL 262/2013, sulla quale non possiamo che ribadire le nostre perplessità, ed il DDL 278, che mira a rafforzare, innovandolo, il ruolo unitario e pubblico del Consorzio, e su cui la nostra valutazione è positiva.
Un percorso decisionale condiviso, e non ridotto a contatti diretti fra i responsabili politici, è essenziale per prendere decisioni su argomenti importanti come il futuro di un Consorzio operante in un settore chiave dello sviluppo economico quale quello dell’ICT, in cui lavorano 1200 persone e dal quale dipendono decine di aziende dell’indotto, costituenti un tessuto industriale che oggi è una realtà positiva, anche se in difficoltà, per la nostra Regione.
Le perplessità espresse dai lavoratori negli scorsi mesi sul DDL 262 non sono affatto superate. Ricordiamo qui di seguito solo le principali domande a cui non è stata data una risposta convincente:
1 – Come viene giustificata economicamente l’operazione di esternalizzazione, dal momento che la Regione adduce, come motivo della stessa operazione, la mancanza di risorse finanziarie, ma nello stesso tempo afferma di poter garantire un budget sufficiente alla parte esternalizzata del consorzio al fine di attirare gestori (o compratori) dal mercato privato?
2 – Come verrà salvaguardata l’integrazione del sistema informativo degli enti pubblici, in assenza di un coordinamento nelle scelte in materia di sistema informativo del sistema sanitario piemontese?
3 – Quale tutela dei posti di lavoro è possibile, quando le considerazioni che presiedono all’operazione sono quelle dell’abbandono del Consorzio il più in fretta possibile, tralasciando importanti approfondimenti come ad esempio la possibilità da parte della componente esternalizzata dell’operare in-house senza partecipare a gare per i servizi offerti?
Ribadiamo infine per queste stesse motivazioni la contrarietà dei lavoratori del CSI a che vengano prese importanti decisioni sul futuro del Consorzio senza un vero confronto e senza una vera discussione aperta alle diverse forze politiche e del lavoro.

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